Effetti ottici e interattività Il museo Branca si rinnova

Il museo Branca avrà una nuova ala. Moderna, con installazioni interattive, attaccata all'antica struttura.

Sono passati 170 anni da quel 1845 in cui Bernardino Branca inventò la ricetta di uno dei più noti amari al mondo. Poco più di 50 anni dopo lo stabilimento della distilleria Fratelli Branca&Co. si spostò dalla sede originaria, in corso di Porta Nuova, a quella di via Resegone, zona sud del quartiere Bovisa. Che allora, tra il 1908 e il 1913, era campagna. Oggi il complesso di 23mila metri quadrati affacciato sulla circonvallazione esterna è una delle poche fabbriche attive in città. E qui sorge anche il museo che ripercorre la storia del marchio, un album dei ricordi che raccoglie vecchi macchinari, bottiglie storiche, le botti dove invecchia il Fernet e i cartelloni pubblicitari disegnati da celebri grafici del '900. Come il Mondo Branca, la famosa aquila che sorvola il globo tenendo la bottiglia tra gli artigli: realizzata nel 1893 da Leopoldo Metlicovitz (che fu, tra le altre cose, autore dei manifesti delle opere liriche di Puccini), è ancora oggi il logo dell'azienda. La nuova sezione del museo sorgerà in un magazzino attiguo, finora inutilizzato, di 2mila metri quadrati. Sarà separata dal vecchio solo da una grande vetrata: antico e moderno, dunque, si guarderanno. Questa nuova sezione, i cui lavori di realizzazione cominceranno a settembre, sarà costituita da tre ambienti «che somiglieranno a grandi cubi materici interattivi» spiega Stefano Belingardi Clusoni, l'architetto 28enne autore del progetto. Sfruttando la tecnologia e dei giochi ottici i pilastri presenti all'interno della sala non saranno visibili all'occhio del visitatore, «la loro presenza sarà annullata» e l'effetto finale sarà quello di trovarsi all'interno di grandi scatole, «come sospese nello spazio». Qui, oltre a stampe e oggetti storici, ad attirare l'attenzione saranno soprattutto dei giochi virtuali, che coinvolgeranno il visitatore.

Già ristrutturati l'ingresso, il corridoio e l'ascensore in corten (nelle foto): «Si arriverà dal museo storico a quello contemporaneo come se fosse uno spazio unico, sebbene le due aree siano messe volutamente in contrasto tra loro», conclude Belingardi.

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