«E pensare che in via Santa Radegonda a Milano è stata costruita la prima centrale elettrica d'Europa, eravamo pionieri...». Il presidente Alessandro Spada durante l'Assemblea generale che si è tenuta ieri a Mind, con il taglio istituzionale del nastro del «Milano Innovation District» sulle ex aree Expo, esprime l'«amarezza» e l'allarme per la situazione delle imprese, la crisi in Ucraina ha fatto esplodere un problema che esisteva da tempo, in Italia è sempre mancata colpevolmente una politica energetica, da qui a luglio è a rischio la produzione di un'impresa su 4 ed entro un anno la produzione di più della metà delle aziende. Eravamo all'avanguardia e oggi ci troviamo in balia di regimi autocratici come quello di Mosca». Un problema che colpisce in particolare la Lombardia che consuma «il 25% dell'energia elettrica nazionale e circa il 20% del gas naturale». Avverte che «il motore economico d'Italia rischia di spegnersi, salvare le imprese è questione di sicurezza nazionale, un aiuto concreto arriverebbe da un tetto al prezzo del gas».
E tra effetti della pandemia, inflazione, rincari energetici e delle materie prima Spada sottolinea che la regione rischia di accusare una riduzione della crescita rispetto a quella pronosticata solo pochi mesi fa, «dal 4 al 2,6%».
Sul banco degli imputati all'assemblea finisce a più riprese il Reddito di cittadinanza, e ogni bocciatura incassa applausi dalla platea. Spada propone di estendere ad altri territori il Patto per il lavoro firmato recentemente a Milano e ribadisce che esperimenti «come il Reddito, che finora ci è costato oltre 30 miliardi, hanno chiaramente dimostrato di avere fallito. Dobbiamo abbandonare la logica del sussidio fine a sè stesso e fare il necessari per attrarre i giovani nelle imprese con una tassazione agevolata, imposta del 5% per i primi 5 anni e successivamente del 15%». Il governatore Attilio Fontana nel suo intervento ha citato «l'esperienza virtuosa della misura Formare per assumere, i nostri finanziamenti alle aziende per formare personale qualificato, che ha già dimostrato di essere più efficace del Reddito di cittadinanza. In pochi mesi sono stati assunti oltre 6.000 nuovi dipendenti, di cui il 54% donne. Questa è la risposta lombarda al problema dell'occupazione». Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi strappa gli applausi quando fa presente che in Italia «abbiamo creato l'apoteosi, abbiamo un ministro del Lavoro che deve trovare lavorato ai navigator che erano stati presi per per trovare lavoro a chi non ce l'aveva. E quando assumiamo giovani abbiamo un competitor, il reddito. In altri Paesi se rifiuti il posto uno volta perdi il sussidio». Unica leader di partito, arriva all'assemblea degli industriali anche Giorgia Meloni e ha gioco facile nel ricordare che «l'unico partito che non ha mai votato il Reddito è Fdi. La soluzione mi pare facile: si abolisce».
Il sindaco Beppe Sala pone due questioni «che possono essere urticanti». Primo, «il mismatch preoccupante tra domanda e offerta di lavoro, ci sono molti posti non coperti e non parlo di bar ma negli ospedali o in uffici tecnici. Siamo però attraversati da una nuova crisi, dobbiamo confrontarci con un aumento dei prezzi ulteriore che rende più fragile anche la crescita e siamo in un momento di iper inflazione, con costi che aumentano e salari che rimangono stabili». Quasi collegato il tema del settore pubblico, «2 o 3 anni fa ho provato a dire che a Milano un insegnante vive con più fatica di un collega in Calabria con la stessa remunerazione nel piccolo e sono stato criticato. Ma il tema c'è e chiamo tutti a lavorare su questo tema o apriamo scuole e non troviamo docenti». Terzo tema: «A Milano ogni anno le lentezze burocratiche fanno perdere 6 miliardi, come una piccola finanziaria».
Sul reddito infine Sala sostiene che «deve avere un futuro diverso dall'attuale e mi aspetto che i partiti trovino una formula che non può essere la difesa sterile e nemmeno dire che è stato il male assoluto. A Milano la metà dei percettori nel frattempo lavorava».
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