Expo, cinque «sceriffi» per vigilare sugli appalti

Richiesta di giudizio immediato per l'ex direttore generale di Infrastrutture lombarde Antonio Rognoni e altre sette persone nell'inchiesta sugli appalti truccati tra cui anche quelli di assistenza legale e tecnico-amministrativa per lavori legati a Expo. A presentarla il procuratore aggiunto Alfredo Robledo e i pm Paola Pirotta e Antonio D'Alessio.
Ieri, intanto, il commissario Expo Giuseppe Sala ha annunciato che dopo l'approvazione del decreto anticorruzione varato dal governo per attribuire i poteri al presidente dell'Autorithy Anticorruzione, si starebbe pensando a «una squadra di cinque persone fisse e coordinate da Raffaele Cantone» che lavoreranno sull'Expo a Milano. Spiegando che lo scopo del decreto «è mettere in garanzia e tutela l'appalto attraverso una forma di commissariamento della commessa». Quanto all'attività del prefetto, Sala ha sottolineato che è determinante perché «indica i nomi» degli addetti alla vigilanza che saranno cinque, mentre il commissario Cantone ha «pieni poteri di verifica dello stato delle cose sulle gare fatte e su quelle da fare». E poi ha «la possibilità di indicare quali delle nostre aziende possono essere commissariate su una specifica commessa». Assicurando che si «comincerà da quelle chiacchierate, in particolare da una». Senza farne il nome, ma riferendosi probabilmente alla Maltauro che ha vinto l'appalto per la «piastra» sul sito di Rho-Pero dove stanno sorgendo i padiglioni.
Ieri mattina l'appuntamento con il prefetto Francesco Paolo Tronca. «Abbiamo preso atto dei contenuti del decreto legge del governo», ha spiegato Sala al termine. Precisando che «è stato un primo incontro, nel corso del quale abbiamo riguardato riga per riga il decreto legge». Mentre quello di questa mattina «sarà più operativo». E a proposito dei commissariamenti, ha risposto che «fino a prima del decreto legge anche io avevo le mani legate, ora basta un atto di Cantone e la cosa si risolve in due o tre giorni, quindi è assolutamente importante».
Ancora una volta critico il Movimento 5 stelle perché l'intervento del governo per rafforzare i poteri di vigilanza di Cantone «non prevede il potere di revoca degli appalti» alle aziende. E sarebbe «una soluzione minimalista». Per la consigliera regionale Silvana Carcano «sarebbe ora che lo Stato chiudesse qualsiasi rapporto commerciale con aziende coinvolte in processi». E per questo i «grillini» sono pronti a chiedere al prefetto Tronca di «commissariare» le aziende «Maltauro e Fincosit, coinvolte rispettivamente nello scandalo Expo e Mose».


Da Palazzo Lombardia, invece, il governatore Roberto Maroni ha spiegato che l'arma dei commissariamenti «può essere efficace, ma è complicata da attuare perché tocca un principio costituzionale come la proprietà e può dunque generare contenziosi». E da Cantone dice di aspettarsi che «si possa finalmente garantire la prosecuzione dei lavori, estirpando la malapianta della corruzione».

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