Fiera della maternità. Sala minimizza, ma arriva l'esposto

Bernardo: "È marketing, non scienza" Il sindaco: "Il Comune non c'entra"

Fiera della maternità. Sala minimizza, ma arriva l'esposto

La fiera della maternità surrogata sembra politicamente orfana. A difenderla, non è rimasto quasi nessuno. Il centrodestra continua a cannoneggiare, il candidato sindaco Luca Bernardo ieri ha criticato l'evento, e alla fine anche sindaco ha dovuto dire la sua, anche se un po' controvoglia. Ha minimizzato, ma intanto qualcuno sta pensando a un esposto da presentare.
In ogni caso continua a far parlare di sé, il salone-convegno che ha appena chiuso la sua contestata tappa parigina e si appresta a replicare a Milano. La manifestazione - come raccontata sulle pagine di «Avvenire» - si annuncia come una vetrina di tecniche e attori della procreazione assistita ma anche della gestazione per altri, una pratica che in Italia si deve considerare illecita.

Ne è sorto un caso politico, anche nazionale. E a difenderla in qualche modo, come detto, sono rimasti solo i Radicali. In casa Pd hanno prevalso silenzio e imbarazzo. Lega e Fdi, invece, hanno usato toni durissimi. Giovedì sera anche il leder del Carroccio Matteo Salvini ha attaccato: «Quando Avvenire, che è il quotidiano dei vescovi e non house organ dei sovranisti, denuncia la fiera dell'utero in affitto la prossima primavera a Milano - ha spiegato - io mi permetto di dire di no, perché il catalogo dei bambini in vendita non è futuro, non è diritto, ma egoismo». E anche Patrizia Baffi (Fdi), componente della commissione regionale Sanità, ieri ha chiesto che l'evento sia fermato. «Milano e l'Italia - ha detto - devono respingere con forza questo far west».

La giunta municipale, inizialmente, ha fatto esporre mediaticamente l'assessore all'Istruzione Laura Galimberti, la quale ha spiegato che Palazzo Marino - anche volendo - non poteva far niente per vietarla; l'ente Fiera ha precisato che non c'entra nulla con la Fiera in programma a maggio e il candidato sfidante Luca Bernardo, da uomo di scienza, ha biasimato la commercializzazione delle tecniche di procreazione, pur non volendo gettare la croce addosso al rivale. «Credo che non debba essere il sindaco a decidere ma la scienza», ha ammesso, ma «vedo tanto marketing e poca scienza». Ma tutto il centrodestra ha continuato a cannoneggiare, cercando comunque di stanare il sindaco.

E alla fine Sala - volente o nolente - ha dovuto deve dire la sua. Prendendo le distanze: «Non ne so nulla. Ovviamente non è una cosa a cui daremo mai un patrocinio». Ma anche minimizzando: «Tutte queste polemiche - ha continuato - sono nate dal fatto che c'è apparentemente una locandina in giro, con un'intenzione di essere qua a maggio del 2022. Noi non ne sappiamo assolutamente nulla - ha ribadito - magari è un'iniziativa prevista in un luogo di privati. Credo che sia solamente un'intenzione ad oggi ma in ogni caso il Comune non appoggerebbe una iniziativa del genere».

Un tono che non è piaciuto a Francesco Migliarese, impegnato da anni sul fronte della difesa della vita, oggi candidato con la Lega. «Mi sembra che le risposte di Sala siano molto evasive - ha detto ieri sera - Se davvero è contrario all'utero in affitto lo dica senza mezzi termini e si impegni a fare chiarezza su questa vicenda grave.

Proprio perché si faccia chiarezza, in queste ore sto valutando il deposito di un esposto contro ignoti affinché la Procura di Milano accerti se ci siano profili penalmente rilevanti, considerato che la Legge 40 punisce "chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità».

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