Poteva andare peggio, è la sintesi delle note con cui prefettura e questura hanno difeso ieri la gestione della festa per lo scudetto Inter esplosa domenica in piazza Duomo e nelle vie del centro. Non è andata affatto bene secondo i politici di vari schieramenti che in consiglio comunale hanno messo sotto processo il sindaco e la vice Anna Scavuzzo. E nemmeno per le centinaia di persone che hanno contestato Beppe Sala sui profili social: «Bisognava prevenire, non è stata una reazione spontanea, era prevedibilissima», «basta arrampicarsi sugli specchi», «esattamente l'ordine pubblico dove e quando è stato tutelato?» un brevissima sintesi dei richiami. Sala ha rotto il silenzio ieri pomeriggio pubblicando la nota con cui il prefetto Renato Saccone assicura che «quando il popolo dei tifosi, in modo assolutamente spontaneo e non organizzato, scende in strada per festeggiare lo scudetto atteso da anni, bisogna necessariamente coniugare le ragioni della prevenzione del contagio con la gestione dell'ordine pubblico e con la tutela della incolumità delle persone. Chiudere piazza Duomo, spazio ampio e con numerose vie di esodo, avrebbe creato assembramenti ancora più densi e rischiosi» e «di fronte a 30mila tifosi esultanti né ha senso transennare una città». Sulla stessa linea la questura: si è cercato di «scongiurare la concentrazione di una unica massa di persone in un'unica area critica», «non si sono registrati momenti di conflittualità o tensione», si è «evitato che la concentrazione più critica e scomposta da largo Cairoli raggiungesse piazza Duomo». Il leader della Lega Matteo Salvini poco prima aveva twittato: «Sala non poteva far entrare 20.000 tifosi in uno stadio che ne contiene 80.000, invece di tacere e scappare? Milano ha ancora un sindaco?». In coda alla nota del prefetto il sindaco ribatte all'ex ministro dell'Interno che «la risposta è no. Innanzitutto perché gli stadi sono chiusi. E poi, come entrano ed escono 20.000 tifosi senza assembrarsi?», e chiude con l'hasthtag «ministro per caso». Le spiegazioni non convincono, Sala viene accusato di non aver diffuso nei giorni precedenti appelli per invitare a festeggiare solo con caroselli in auto o in bici o sui balconi, o di non aver predisposto un'ordinanza ad hoc per evitare raduni in piazza Duomo ampiamente prevedibili. «Chi amministra una città come Milano deve essere in grado di pianificare con cura gli interventi, l'assenza di adeguate misure da parte del Comune è inaccettabile, mi auguro che il vicesindaco e assessore alla Sicurezza Anna Scavuzzo rassegni le dimissioni» afferma il consigliere Fi Gianluca Comazzi. In consiglio comunale il consigliere Fdi Riccardo De Corato sottolinea che piazza Duomo «è facilmente transennabile, si poteva allentare la pressione». Da sinistra il capogruppo di Milano in Comune Basilio Rizzo ammette che «non aver previsto scene del genere è una responsabilità molto seria e può ingenerare il principio che se lo fanno i tifosi allora si possono fare anche feste per la movida. Si doveva fare un'operazione culturale, ricordare per tutta la settimana i rischi, ma ai tifosi molto spesso si liscia il pelo. Visto che non si è prevenuta la ressa evitiamo il bis sabato prossimo, si poteva e si può offrire San Siro o l'Arena Civica».
Il capogruppo del Pd Filippo Barberis e Scavuzzo sostengono che si è «lavorato per una mitigazione del danno» e butta la palla nel campo avversario, in piazza Duomo a festeggiare c'erano tre consiglieri leghisti su 5, Silvia Sardone, Massimiliano Bastoni e il capogruppo e viceministro Alessandro Morelli, loro hanno strizzato l'occhio alle tifoserie, non noi». Ma anche il commissario della Lega Stefano Bolognini chiede alla vicesindaco di dimettersi.
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