Non smettere di credere nella funzione rieducativa della pena. Vincere la disperazione, l'autodistruzione, la sofferenza.
Questo è quello che si evince dall'articolo 27 della nostra Carta Costituzionale. Tale norma fa riferimento ad un concetto di relazione, presupponendo la necessità del reinserimento del reo nella comunità dalla quale si era estraniato, oltre ad eliminare o ridurre il pericolo che il soggetto possa ricadere in futuro nel reato.
Imprese, enti e istituzioni del territorio, insieme hanno siglato ieri presso la casa circondariale di Monza il primo protocollo d'intesa, unico a livello nazionale, che va a promuovere un modello di collaborazione e comunicazione ben definiti.
Nel concreto, questa sinergica cooperazione, favorirà la formazione e il reinserimento sociale di adulti e minori detenuti con l'assunzione o la proroga di un contratto di lavoro presso imprese, enti pubblici o privati, cooperative o associazioni.
«Mi è capitato più volte, in questi mesi, di visitare la nostra casa circondariale, in occasione dei progetti promossi e di ascoltare direttamente le voci dei detenuti - spiega il sindaco di Monza Dario Allevi - La richiesta più frequente era quella di dare loro un'altra chance. Credo che questo protocollo sia la risposta più concreta che il sistema Brianza potesse mettere in campo in questa direzione».
A sostegno dei reclusi saranno inoltre individuati alcuni corsi di formazione specifici, che potranno preparare il soggetto nello svolgimento del proprio lavoro. Dal 2015 al 2017 si sono svolti all'interno del carcere di Monza diversi laboratori (falegnameria, pastificio, sartoria, vetreria, lavanderia, assemblaggio componenti elettrici, etichettatura), raccogliendo svariate adesioni tra i detenuti. Le imprese, in tutto questo, hanno giocato e continueranno ad avere un ruolo significativo.
«L'imprenditore non è solo un importante attore economico, ma sempre più deve diventare un attore sociale che vive in modo consapevole e pro-attivo la propria comunità e l'ecosistema in cui opera - spiega Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza - Il protocollo ben interpreta questo ruolo. Diamo pertanto, nostra piena disponibilità a coinvolgere in questo progetto quante più aziende del nostro territorio».
La rieducazione si traduce, pertanto, in una
solidaristica offerta di opportunità, affinché al soggetto sia data la possibilità di un progressivo reinserimento sociale, correggendo la propria antisocialità e adeguando il proprio comportamento alle regole giuridiche.
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