Moratti, il governo sfuma. E sfida ancora Fontana

Per la vicepresidente della Regione Lombardia l'ipotesi di un posto al governo e la possibile revoca delle deleghe

Moratti, il governo sfuma. E sfida ancora Fontana

C'è un filo a doppia mandata fra la nascita del nuovo governo e il caso Moratti a Palazzo Lombardia. Un doppio legame unisce il percorso di formazione dell'esecutivo, guidato verosimilmente da Giorgia Meloni, e la soluzione della «mini crisi» aperta nella giunta regionale, e arrivata alla «revoca virtuale» delle deleghe della vicepresidente da parte del governatore Attilio Fontana. Premessa: nel giro di pochi mesi (una finestra che va da marzo a maggio, quindi da un minimo di 5 a un massimo di 7 mesi) in Lombardia si voterà per eleggere il nuovo presidente e per rinnovare il Consiglio. Per la «nomination» del centrodestra, sono in corsa il presidente in carica e la sua vice.

Fontana punta esplicitamente al «bis», ha il sostegno della Lega e vanta quello degli altri partiti. Moratti invece sostiene di aver ricevuto garanzie su una «staffetta» al tempo del rimpasto che l'ha vista entrare in giunta come assessore alla Salute; nel corso dell'estate quindi si è proposta alla coalizione come candidata e ora attende una risposta ufficiale. Questo dualismo ha creato fra i due un attrito che è via via aumentato fino al 30 settembre, giorno in cui - dopo un breve incontro non risolutivo - Fontana ha comunicato che il rapporto con Moratti si era ormai «incrinato», anche se per la revoca formale delle deleghe, da uomo di coalizione, avrebbe aspettato (e aspetta) il via libera dei leader del centrodestra.

Per qualcuno, a questo punto, la «bomba» avrebbe potuto essere disinnescata da un incarico di governo per Moratti, un incarico che qualcuno ha ipotizzato e che la vicepresidente potrebbe tranquillamente rivestire per curriculum, visto che è stata già ministro, presidente della Rai e sindaco di Milano. Ieri, ospite a «Aria pulita» su «7 Gold», l'assessore e commissario milanese della Lega, Stefano Bolognini, ha accennato a questa possibilità: «Penso che Letizia Moratti abbia ben lavorato e che altrettanto bene, anzi meglio, abbia lavorato Attilio Fontana» ha detto, aggiungendo che «entrambi possono lavorare nella squadra del centrodestra». Se uno ha fatto il presidente e l'ha fatto bene, credo che in modo naturale debba avere continuità, e credo che Moratti possa trovare una posizione adeguata alla sue capacità, che la valorizzi». Fontana in Regione e Moratti al governo, insomma.

Il problema è che l'incarico alla Moratti non è stato ancora offerto, e se anche lo fosse, non è detto che lo accetterebbe. Gli ambienti a lei più vicini garantiscono che la vicepresidente non sta lavorando in questo senso - il suo obiettivo non è un ministero insomma, anche se certo non lo disdegna. Lasciano intendere che se arrivasse una proposta seria, e dagli interlocutori giusti, questa proposta sarebbe valutata seriamente, ma al momento non c'è. L'ipotesi insomma è puramente teorica.

Senza concrete novità in tal senso, la formazione del governo potrebbe dunque portare a un esito opposto, potrebbe cioè sbloccare quella «revoca» che, per Fontana, è solo sospesa, ma nient'affatto superata. Non solo, dopo che il governo sarà nato e comincerà a camminare, Fontana si aspetta che gli arrivi l'investitura ufficiale e definitiva del centrodestra, un passaggio che considera praticamente scontato. «Io credo che ci sarà la conferma del mio nome come candidato - ha detto ieri - dopodiché si partirà per proporre un progetto e un programma per i prossimi cinque anni che spiegherà come vediamo la Lombardia e per il quale ci impegneremo».

Se così fosse, a Letizia Moratti, a quel punto, non resterebbero che due possibilità: la prima è un passo indietro, desistere, la seconda è insistere con una candidatura contro il centrodestra - cosa che finora ha sempre escluso.

E d'altra parte a Fontana, che aveva appena finito di leggere con soddisfazione i dati lombardi che vedono la coalizione sopra al 50%, non resterebbe che prepararsi a una campagna elettorale a tre, con un avversario del centrosinistra e un'avversaria «in casa», che potrebbe avere la forza di rendergli più complicata la vittoria.

Alberto Giannoni

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