«Mi dispiace per la mia famiglia che è un po' preoccupata. In questi giorni è stato sparso troppo veleno. Avevo chiesto di abbassare i toni, ma non sono stato ascoltato. Mi rammarica molto essere accusato da persone che non conoscono i fatti e che non sanno di chi sono le varie competenze. Purtroppo è il risultato delle bugie raccontate da alcune forze politiche che quotidianamente avvelenano l'aria e fomentano questo pericoloso clima d'odio». Queste le parole, pacate ma ferme come è sempre stata sua abitudine, con cui il governatore Attilio Fontana ha raccontato ieri l'ultima bella, anzi brutta novità. E cioè che per aver guidato la Regione Lombardia in quella che è stata probabilmente la prova più difficile della sua storia, oggi è costretto a girare con una scorta di polizia nei suoi appuntamenti pubblici e anche in quelli privati.
Troppo violenta la campagna di odio scatenata dal Pd e dal Movimento 5 Stelle che come era inevitabile è tracimata nei murales con la scritta «Fontana assassino» e nei volantini distribuiti in questi giorni in città dai Carc, il Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo. Vicende su cui la Procura di Milano ha già aperto un fascicolo, con il capo del pool Antiterrorismo Alberto Nobili che per oggi aspetta la relazione dei poliziotti della Digos e dei carabinieri del Nucleo informativo. Perché a preoccupare sono le tante minacce e non sono soltanto i Carc, un movimento politico extraparlamentare marxista-leninista-maoista che solo a leggerlo incute qualche preoccupazione vista la sua lunga lista di incontri ravvicinati con le forze dell'ordine e la giustizia.
E proprio per questo è inspiegabile che ieri sia stato concesso a loro, insieme ai centri sociali e ai sindacati di base, un corteo non autorizzato e piuttosto minaccioso proprio sotto Palazzo Lombardia. «Sono abituato ad accettare tutte le critiche - ha detto ieri Fontana -, ma alcune affermazioni e determinati comportamenti sono inaccettabili». Un piccolo momento di amarezza che conferma il suo stato d'animo di questi giorni, prima di risalire immediatamente in sella rassicurando tutti. «Mi è stata assegnata la scorta, ma per me non cambia nulla: vado avanti determinato nel mio lavoro e con il massimo impegno nel solo interesse dei lombardi».
Un comportamento ancora una volta da uomo delle istituzioni che anche ieri è stato capace di raccogliere parole di solidarietà urbi et orbi. A cominciare dal presidente grillino dalla Camera Roberto Fico che ha espresso «la mia solidarietà e quella della Camera dei deputati alla ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina e al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. Entrambi a causa di vigliacche minacce si trovano da qualche giorno sotto scorta». Immediata anche la solidarietà del vice ministro dell'Interno, il piddino Matteo Mauri per il quale «le intimidazioni ricevute da Fontana sono gravi e inaccettabili. A lui va la mia vicinanza anche personale». Per puntare poi l'indice contro coloro che alimentano l'odio, mischiando le minacce con la critica o usando i «social come una clava».
E in serata la notizia che la Procura di Bergamo ha convocato Fontana come persona informata sui fatti nell'inchiesta sulla mancata chiusura del pronto soccorso dell'ospedale di Alzano e per i fascicoli aperti sulle
morti nelle Rsa. Il presidente, secondo quanto riferito dall'agenzia Agi, sarà sentito dai magistrati anche sulla mancata istituzione della zona rossa tra Alzano e Nembro, oggetto di altre indagini della Procura bergamasca.
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