Luminarie rubate: «Area in balia dei rom»

Il consiglio di zona aveva speso mille e 500 euro per le decorazioni

Daniela UvaUn abete addobbato e illuminato e una serie di lucine blu e bianche. Così il consiglio di Zona 3, lo scorso 26 novembre, ha deliberato di rallegrare la piazza di viale delle Rimembranze di Lambrate. Decidendo di spendere 1.500 euro di soldi pubblici. Denaro che è servito a finanziare l'associazione Made in Lambrate, che ha presentato un progetto senza però partecipare ad alcuna gara d'appalto. Alla fine le luminarie sono state installate il 17 dicembre. La mattina dopo erano già in parte divelte e in parte scomparse. «La piazza da tempo è occupata da un insediamento di nomadi spiega Gianluca Boari, consigliere di Zona 3 -, non sappiamo chi sia stato a rubare gli addobbi, di certo non è stata una grande idea decidere di metterli proprio in quella piazza mal frequentata, e ad altezza uomo. Era prevedibile che sarebbero scomparsi nel giro di qualche ora». E in effetti così è stato. Delle luminarie resta solo l'abete, mentre le luci colorate che circondavano l'area non esistono quasi più. L'opposizione di centrodestra in Zona non ci sta a sprecare tanto denaro pubblico in questo modo. Così ha presentato un esposto alla Corte dei conti. «Come al solito è stata avvantaggiata un'associazione amica prosegue Boari -. Il progetto presentato al Consiglio era privo delle specifiche riguardanti il materiale da acquistare e il preventivo dettagliato. Nonostante i rilievi posti da alcuni consiglieri, la commissione ha approvato il finanziamento». La cosa più grave è che l'area da addobbare è stata scelta senza tenere conto del fatto che da molto tempo è diventata una zona franca, nella quale ogni giorno si accampano rom e persone senza fissa dimora. Anche per questo non è frequentata e le poche persone che decidono di avventurarsi non sono propriamente raccomandabili.

In tutto questo, le luminarie sono state montate ad altezza uomo, per chiunque è quindi stato facilissimo portarle via o vandalizzarle senza dare troppo nell'occhio. «Insomma conclude Boari -, oltre al danno di aver assistito a un finanziamento poco trasparente è arrivata la beffa di aver sprecato denaro pubblico che sarebbe stato possibile usare in modo migliore».

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