"Mi dispiace per lei, ma sta sbagliando. Il candidato? Naturale che sia Attilio"

La sottosegretaria di FdI Paola Frassinetti: "Lei ha scelto questa avventura personale. Forse non doveva fare la vicepresidente, ma il voto politico è chiaro"

"Mi dispiace per lei, ma  sta sbagliando. Il candidato? Naturale che sia Attilio"

Paola Frassinetti, sottosegretaria, esponente di Fratelli d'Italia, milanese, ex assessore provinciale, Letizia Moratti ha deciso di candidarsi a presidente della Regione con il cosiddetto Terzo polo? Cosa ne pensa? È sorpresa? Dispiaciuta?
«Sono dispiaciuta, perché comunque parliamo di una personalità che è sempre stata del nostro mondo. Il fatto che abbia preso questa decisione di uscire non mi ha stupito, era nell'aria, ma certamente dispiace che abbia deciso di lasciare dopo tanti anni in cui ha fatto il sindaco e il ministro. Era una presenza radicata nel centrodestra, ha deciso questa sua avventura personale, scegliendo lo schieramento che più le si addice. Peccato - per loro - che gli elettori non l'abbiano premiato».

Lombardi compresi.

«Le Regionali sono molto legate al clima delle politiche, più il territorio è vasto, più l'orientamento delle politiche incide. Io penso che Moratti abbia sbagliato. Se aveva questa idea, non doveva fare la vicepresidente della Regione, però quello era un momento emergenziale, drammatico, le priorità erano altre. Che la Regione sia caratterizzata politicamente, è talmente evidente che non c'è bisogno di dirlo».

E Fontana è il candidato. O c'è ancora da «riflettere»?

«Solitamente il candidato uscente, a meno di grossi inciampi, viene sempre ricandidato. Io stimo il presidente Fontana, che ha avuto la sventura di incappare in un periodo storicamente unico, di una difficoltà incredibile, nel luogo forse più esposto al mondo al Covid dopo la Cina. Non ci si può basare su quello per valutarlo, l'emergenza era tale che non si può. Il ragionamento è che si candida il presidente uscente se non ha fatto grossi errori. E io penso che si farà. Si troveranno i leader per riaccreditare questa decisione. Certo, il quadro è molto cambiato. Fdi ha avuto risultato eclatante, anche in luoghi non abituali, primo partito anche nella Lombardia profonda».

Nella maggioranza il peso dei partiti cambierà.

«Se, come io credo, si riproporranno i risultati delle politiche, se ne dovrà tener conto anche nella formazione della giunta. Mi pare una conseguenza scontata».

Intanto il governo è partito.

«Partito bene, con un grosso consenso popolare, con l'accreditamento europeo di Giorgia che si è presentata ai vertici europei da vera statista. Cito due immagini: Meloni accolta con stima in Europa, e lasciando indietro qualsiasi pregiudizio, e La Russa a Redipuglia. Questo è il nostro mondo. Crosetto inginocchiato altare della patria. Un giusto mix di amore per la patria e serietà nell'affrontare i problemi più urgenti. C'è percezione di aria nuova e considerazione politica per Meloni, non solo in Europa ma fra la gente. Mai vista una cosa come questa: una popolarità che va ben oltre la superficie».

Il ministro Piantedosi ha promesso più uomini a Milano.

«È molto importante, è una nostra vecchia battaglia, Fdi da sempre la porta avanti, soprattutto nelle zone in cui vivono i meno fortunati, le periferie profonde, dove molte volte è complicato anche aggirarsi. Un potenziamento degli agenti è importante, anche perché spesso la violenza si trasferisce nel metrò, dove i ragazzini vengono aggrediti per il cellulare o per il portafogli».

E il suo incarico, sottosegretario alla Scuola, ci sperava?

«Devo ringraziare la presidente perché ha fatto delle scelte molto naturali, e non parlo solo della mia ovviamente. Ha messo sottosegretari i capi dipartimento tematici. Io mi sono sempre occupata di scuola, Gemmato di salute, Rauti di difesa. Sono onorata di questo incarico, è molto attuale parlare di scuola, ma sarà difficile cercare di migliorarla, anche perché sono stati fatti tanti ritocchi, modifiche, mentre c'è bisogno di una visione più armonica. La nostra priorità saranno i meritevoli e bisognosi, quelli che non hanno famiglie che paghino stage o lezioni».

Il merito non è privilegio.

«No, anzi tutela i più deboli alzando l'asticella delle difficoltà della scuola. Se un ragazzo povero di estrazione ha una chance, questa è la scuola scola, ma dev'essere selettiva e meritocratica, se l'asticella è abbassata non possono giocarsi questa opportunità, quindi parlo di borse di studio per aiutare i meritevoli ad andare avanti senza privilegi. Aiutare i bisognosi, i disabili. Il primo pensiero va agli studenti fragili».

Cosa pensa del caso del professore di Pontedera?

«Sul fatto di Pontedera va ovviamente condannata ogni violenza ma bisogna fare in

modo che i docenti abbiano l'autorevolezza per gestire anche le situazioni più complicate. Migliorare l'ambiente riducendo gli alunni per classe ad esempio può essere un modo per riportare nelle aule la giusta serenità».

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