Un sit in di protesta alle 22 in via Lecco e via Melzo contro l'ordinanza del sindaco che vieta l'asporto di alcolici dopo le 22 tutti i giorni e in ogni forma, non solo in contenitori di vetro e bottiglia ma anche nei bicchieri di plastici. Un doppia «botta» per i commercianti, la stretta è scattata ieri sera e domani si aprono Salone del Mobile e Fuorisalone e un mese finalmente ricco di eventi dall'inizio della pandemia. Invece, l'ordinanza imposta da Beppe Sala oltre che inattesa (aveva ipotizzato uno stop da mezzanotte e non 7 giorni su 7) è una batosta per il quartiere arcobaleno di Porta Venezia che si sente doppiamente tradito dal sindaco paladino dei diritti gay. Nel duro comunicato firmato due giorni fa da una ventina di gestori dei locali nella zona si domandano anche se la giunta non abbia «dato per scontato il sostegno della comunità in vista delle elezioni». Risponde subito all'appello la lista Milano Unita che sostiene Sala (capolista è l'assessore Paolo Limonta): «Avevamo già espresso le nostre preoccupazioni rispetto all'approccio securitario scelto per gestire la movida, augurandoci che il coinvolgimento attivo di tutte le parti, esercenti, abitanti e organizzazioni sindacali, potesse produrre un protocollo attento alle specificità dei differenti quartieri in cui è importante e utile intervenire. Apprendiamo invece che la scelta rischia addirittura di essere discriminatoria nei confronti di una delle comunità che popola Porta Venezia e per la quale questo quartiere ha rappresentato uno spazio di ritrovo sicuro. Chiediamo al Comune di riaprire e allargare il tavolo di confronto». Il sindaco Beppe Sala si trova in imbarazzo. «Noi su certe cose andiamo avanti anche per sperimentazioni - spiega -, non abbiamo la ricetta giusta e assoluta per tutto, il tema è quanto i commercianti e l'apertura dei locali sia legati ad assembramenti che rischiano di esserci a prescindere. Bisogna lavorare insieme. Lo dico più che con umiltà con coscienza, non abbiamo la ricetta magica, dobbiamo verificare se le cose cambiano in meglio altrimenti torneremo indietro, non c'è alcun dubbio. Ed è chiaro, ne ho parlato con il prefetto, che devono aumentare i controlli».
Chiede polizia locale a bordo della 90/91 - e si impegna a istituire il servizio se sarà eletto sindaco - il candidato del centrodestra Luca Bernardo che ieri ha incontrato gli autisti nel deposito Atm di viale Molise. «Tutti i giorni ci rendono un servizio pubblico ma i problemi sono tanti, sono abbandonati - riferisce -, c'è il rischio spesso di litigi, vengono molestate ragazze, ci sono risse sul fondo dei bus che cercano di sedare. Non si può pensare che una tratta importante come la 90/91 debba essere scortata dalla polizia di Stato, ma la polizia locale deve trovarsi su quei mezzi e dare supporto. Servono anche telecamere». Al suo fianco l'assessore regionale Fdi alla Sicurezza Riccardo De Corato: «Il Comune - sostiene - dovrebbe istituire un fondo rischi per il personale che la sera ma ormai anche di giorno corre pericoli sul lavoro.
E in Regione abbiamo fatto una delibera, che ricalca quella della Regione Lazio adottata pure dal Comune di Roma per 600 addetti Atac, che assegna agli autisti la qualifica di agenti di polizia amministrativa. Atm a Milano non vuole».
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