Andrea Mandelli, Forza Italia, è candidato del centrodestra nel collegio uninominale 7 di Milano. Allora, che campagna elettorale è?
«Su questa campagna pesano le ricadute della guerra e della speculazione sull'energia: i cittadini sono alle prese con il caro bollette, l'inflazione, la paura per il futuro e per l'occupazione. Da settimane sto girando in lungo e in largo il mio collegio e la vittoria del centrodestra appartiene al sentire comune: c'è tanta voglia di cambiare».
Qual è l'importanza della partita di Milano?
«Milano è il motore trainante della nostra economia, simbolo di laboriosità, innovazione e voglia di fare. È il luogo delle grandi opportunità ma anche delle grandi criticità. Basti pensare al degrado e alla mancanza di sicurezza con cui i cittadini sono costretti a convivere. Per noi è importantissimo vincere qui. Per il centrodestra e per Forza Italia in particolare perché, come ha ricordato anche il presidente Berlusconi, Milano e la Lombardia sono la nostra patria ideale e culturale. Lo spirito liberale della città, la sua capacità di accoglienza, la sua vocazione internazionale sono i pilastri che sorreggono l'attività di FI».
Che momento è per Milano? Che umori avverte?
«Un momento delicato, c'è preoccupazione. Fare bene diventa più che mai un dovere. Con il Pnrr, ma anche con quelle misure che aiutino le imprese ad affrontare il caro-energia e il caro materie prime. Senza dimenticare la sicurezza: solo nell'ultimo week-end abbiamo purtroppo contato tentativi di stupro e di rapina e l'aggressione a un conducente del trasporto pubblico che si rifiutava, giustamente, di trasportare un utente senza biglietto. Servono più agenti delle forze dell'ordine».
Ministero dell'Innovazione a Milano, sì?
«Proposta interessante e fondata, perché prende atto del percorso di sviluppo compiuto dalla città. Tuttavia, come stabilito dai leader del centrodestra, tutto quel che riguarda la composizione del governo verrà affrontato dopo le elezioni.
Chi è Andrea Mandelli? Cosa ha fatto in Parlamento?
«Un farmacista, un padre e un professionista che ha deciso di mettere a disposizione del Paese quel che ha imparato nella sua vita lavorativa. In Parlamento mi sono occupato di professioni, battendomi per la mia proposta di legge per l'equo compenso. E, come responsabile del dipartimento Sanità di FI mi sono occupato di salute. Ho scritto il piano pandemico che è stato consegnato al premier Draghi e poi concretizzato dal grande lavoro del generale Figliuolo. E ho lavorato per affermare quel concetto di prossimità delle cure oggi divenuto fondamentale».
Di cosa sta parlando ai cittadini? E loro?
«C'è forte preoccupazione per il caro energia e per la sopravvivenza di molti comparti economici, oltreché per alcune evidenze di degrado urbano e per una immigrazione incontrollata che genera insicurezza e allarme sociale. Ai cittadini sto spiegando il nostro programma: idee serie e concrete che siamo pronti a realizzare davvero».
Perché un governo di centrodestra potrebbe risolvere i problemi meglio di quanto non abbia fatto Draghi?
«Perché sarebbe sostenuto da forze politiche che condividono valori e obiettivi di fondo. L'esecutivo Draghi, nato da una situazione di emergenza, è stato costretto ogni giorno a costruire continui e difficili compromessi in una maggioranza ampia e non omogenea, facendo i conti con la politica del no del Pd e dei 5 Stelle».
Il suo avversario, Bruno Tabacci.
«Rispetto la sua esperienza e riconosco l'indubbio talento nell'adattarsi alle stagioni politiche. È in politica dal 1980 spesso con incarichi di grande responsabilità. Ecco perché stupisce vederlo oggi a braccetto con quel Di Maio che, fin dal suo ingresso in politica, ha combattuto con una buona dose di aggressività, proprio figure come quella di Tabacci.
Cosa farà nelle prossime due
settimane?«Continuerò a spendermi senza sosta per spiegare il nostro programma agli elettori e per invitarli ad andare a votare. L'astensionismo è un male da sconfiggere. Non permettiamo agli altri di scegliere per noi».
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