È un attimo due minuti, quando un bimbetto bello e riccioluto si è appena buttato sui binari e tu sai che un treno è in arrivo. Chissà poi se questo ragazzo eroe del quotidiano ha guardato l’indicatore luminoso della stazione «Repubblica» che segnalava il prossimo metrò, in quel momento vicinissimo. Una decisione irrevocabile e lui, il ragazzo con lo zainetto, pantaloni chiari e maglioncino blu, perfetto, alle tre del pomeriggio di un giorno che non sarà più qualunque, è saltato dalla parte giusta. Il gesto sembra quasi normale. È arrivato correndo, ha lanciato a terra lo zaino, è sceso sui binari, ha preso in braccio quei due anni e mezzo terrorizzati, ha stretto forte il fagottino caldo per la febbre, l'ha sollevato in alto e l'ha consegnato alla madre senegalese, spaesata e sconvolta. Poi è risalito velocissimo ed è scomparso dalle telecamere, come un Clark Kent che non si è vestito da Superman. O un angelo custode in borghese.
In questi giorni di storie dure e maledette, regala una normalità dolce vedere esseri umani, bianchi e neri, seduti sulla banchina della stessa metropolitana e della stessa vita. Al Fatebenefratelli il bimbo è stato curato al ginocchio e per l'influenza.
Dietro le quinte, l'agente di stazione, una donna, aveva azionato il pulsante di blocco. Un gesto pronto: così lei e il «ragazzo coraggioso» sono stati invitati dal sindaco, Beppe Sala. Grazie a lei il treno non sarebbe mai arrivato. Ma questo il ragazzo con lo zainetto poteva saperlo?
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