Dopo il bar Marino e la «Locanda del Gatto Rosso», altre tre botteghe storiche hanno firmato nei giorni scorsi il rinnovo dell'affitto in Galleria Vittorio Emanuele. Nonostante la crisi e l'assenza di turisti che rischia di prolungarsi per mesi, la società Haeres Equita ha confermato la convenzione in scadenza per conservare fino al 2032 l'insegna dei cappelli Borsalino nel Salotto, verserà 159.330 euro all'anno per uno spazio di 61,65 metri quadrati, un prezzo già ribassato del 10 per cento come avviene per tutte le Botteghe storiche. Allunga il contratto per altri undici anni anche il negozio di abbigliamento Luisa Spagnoli, per una superficie di 148 metri quadrati verserà un canone annuo di 386.254,69 euro. Quasi lo stessa spesa (386.263,35 euro) che spenderà il ristorante Biffi per mantenere fino al 2032 i 231,99 metri quadrati, il locale ha vissuto duramente il periodo del lockdown e delle restrizioni anti Covid, ma resiste nel Salotto da 154 anni.
Si allunga invece purtroppo l'elenco dei marchi costretti a cedere. Nelle scorse settimane ha annunciato la chiusura il cravattificio Andrew's Ties, che ha già svuotato il negozio. I commercianti della Galleria hanno cercato di ottenere uno sconto sull'affitto dal Comune, la pandemia può essere considerata una causa di forza maggiore e dalla loro parte oltre ai gruppi di centrodestra si è schierato il Municipio 1 a trazione Pd, con una mozione che chiede al Comune di abbassare e allungare gli affitti in scadenza durante l'emergenza. Da parte della giunta c'è stato un muro. «Così è impossibile, ce ne siamo dovuti andare» ha dichiarato il titolare Davide Zanellato. La stessa scelta assunta con dolore dal titolare della coltelleria Mejana, Roberto Scapecchi. Un'insegna che sparisce dopo 104 anni. E dopo appena cinque anni dall'inaugurazione dei mille metri quadri di fianco al ristorante Cracco, si preparerebbe all'addio anche la boutique di abbigliamento Massimo Dutti, che paga un affitto tra i più della Galleria, tre milioni e centomila euro all'anno. Pochi giorni fa la decisione è stata comunicata ai dipendenti, circa una quarantina. L'uscita sarebbe programmata per la metà di aprile. Il Comune avrebbe già ricevuto la disdetta. La decisione ha gettato nelle sconforto gli addetti alle vendite, l'azienda ha proposto uno spostamento in altri negozi del gruppo, da Zara a Stradivarius, ma con contratti di diciotto ore settimanali, uno stipendio nettamente inferiore, ma chi non accetta l'accordo potrebbe rischiare il trasferimento in sedi a 300 o 400 chilometri di distanza da Milano. C'è grande agitazione. Il capogruppo di Forza Italia Fabrizio De Pasquale fa presente che il Comune «sta incassando il 50% in meno dagli affitti commerciali, trovi formule per concedere sconti e evitare chiusure». Se la vedranno davanti al Tar invece il titolare del negozio di souvenir Algani e il Comune che ha negato il rinnovo dell'affitto e annunciato un cambio di destinazioni per il locale affacciato su piazza Scala. Ma Algani ha già ottenuto una sospensiva e la giunta si è costituita per difendersi nel merito. Continuano a rimanere chiusi, aspettando che il governo alleggerisca consenta di tenere aperto fino alle 22, la «Locanda del Gatto Rosso», il ristorante «Galleria», «Biffi» e «Salotto».
Una
nota di colore Swarovsky riaprirà tra una settimana la boutique con un nuovo look sfarzoso e tutto d'oro firmato dalla designer Etienne Russo il negozio (nella foto). Un buon auspicio? Per ora troppe vetrine sono al buio.
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