Scuola, il "pass" funziona ma è pronto anche il piano B

Vaccini e certificazione la strategia per classi sicure. Ecco cosa succede se c'è un positivo tra gli studenti

Scuola, il "pass" funziona ma è pronto anche il piano B

All'indomani della partenza delle scuole, tra le nuove regole per l'accesso a scuole e asili, l'obbligo vaccinale per il personale scolastico (90 docenti su 232mila in Lombardia non si sono presentati in classe), e per le educatrici (su circa 3700 maestre di nidi e materne a Milano in 140 non hanno potuto prendere servizio) l'impressione è che la scuola possa ripartire in sicurezza. A partire proprio dalla profilassi che ha coperto il 93 per cento del corpo docenti e degli addetti alla scuola e il 73 per cento dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni (con almeno una dose). Tanto che Massimo Galli, direttore del reparto di Malattie infettive dell'Asst Sacco Fatebenefratelli auspica che arrivi presto «l'autorizzazione per vaccinare gli under 12».

Così se il primo giorno di scuola e nuove regole è andato liscio, ieri un padre sprovvisto di green pass ha minacciato di chiamare i carabinieri per fare accompagnare i suoi figli, di 3 e 5 anni, all'uscita dell'asilo all'istituto comprensivo Mastri Caravaggini, a Caravaggio nella Bergamasca. «Ho chiesto al bidello se poteva prendere i miei figli poiché non avendo il green pass non potevo entrare nell'edificio. Mi ha risposto che non erano autorizzati, dunque i bambini restavano in classe - racconta l'uomo -. Ho minacciato di chiamare i carabinieri per allontanamento di minore e solo allora la preside ha autorizzato il personale ad accompagnarli all'uscita». «La scuola non si mette a servizio di chi non ha il green pass» ha tuonato la dirigente scolastica Teresa Patrizia Paradiso. «Mi dispiace per ciò che si è verificato ma non per avere applicato la norma», che poi ha corretto prevedendo la possibilità che sia il bidello, tramite delega, ad accompagnare i bimbi nelle sezioni.

Intanto le scuole hanno diffuso le circolari con le norme per gli eventuali casi di positività. Se si sospetta che un bambino, a scuola, abbia la febbre, verrà accompagnato nella «stanza Covid» per la misurazione e l'eventuale allontanamento da scuola. A quel punto scatta il protocollo: la famiglia dovrà contattare il proprio pediatra che deciderà se sottoporre il bambino a tampone o meno. La novità è che, nel caso di alunno positivo, sarà la stessa scuola a fornire ad Ats l'elenco dei contatti stretti. La classe viene messa in quarantena anche se un insegnante risulta positivo, così tutte le classi in cui ha fatto lezione. Fissata a 14 giorni dall'ultimo contatto la quarantena, che scende a 7 per gli studenti delle medie e delle superiori vaccinati. Per la «riammissione in collettività» Ats stabilisce che il caso positivo potrà tornare in classe con attestazione del medico. Chi era in quarantena rientrerà dopo 14 giorni senza certificato, se, invece, si è sottoposto a tampone dovrà fornire il certificato.

Misure più severe per materne e nidi: «Nei plessi dove il 30 per cento delle classi è coinvolta da almeno un caso Covid» i contatti verranno messi in quarantena e Ats valuterà la chiusura della scuola. Nei plessi dove «oltre il 50 per cento delle classi sia coinvolto da almeno un caso» si procede alla chiusura dell'intero plesso e «alla quarantena di tutti i bambini».

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