«Sono l'ultimo consigliere di sinistra» scherza, ma non troppo, l'ambientalista Carlo Monguzzi che è transitato dal Pd a Europa Verde e con 1.276 voti ha guadagnato un posto in consiglio. Resta fuori invece «Milano Unita», la lista di sinistra a sostegno di Beppe Sala guidata da Paolo Limonta, non entra nessuno dei 5 sfidanti di sinistra-sinistra (Azzaretto, Mariani, Tedone, Muggiani e Pascale) e non ottiene un seggio neanche la lista Milano in Comune, rappresentata nell'ultimo mandato dallo storico esponente della sinistra radicale Basilio Rizzo. Ha totalizzato a favore di Mariani solo l'1,57% dei voti. Fuori anche i 5 Stelle. Il nuovo consiglio comunale potrebbe risparmiare a Sala le barricate del primo mandato su progetti di sviluppo come il nuovo stadio di Milan e Inter. «I presidenti mi hanno già contattato - rivela il sindaco -, non ho fermato i motori ma il tema è delicato e andava affrontato da un nuovo consiglio». Sala ha conquistato il bis con il 57% dei voti e sembra volersi tenere le mani più libere anche da un Pd salito al 33%. Ieri mattina ha convocato una conferenza stampa, tra i primi annunci la conferma della vicesindaco Anna Scavuzzo, seconda più votata tra tutti i candidati in campo. «Sono molto soddisfatta - ammette Scavuzzo -. Con una delega importante come la sicurezza non sono tutti fasti e allori ma ho raccolto voti in tutti i quartieri e credo dica qualcosa. Mi piacerebbe proseguire con il coordinamento della Food policy, poi sono pronta a proseguire il lavoro o cambiare deleghe». Meno felice l'assessore all'Urbanistica Pierfrancesco Maran: con 9.166 preferenze il capolista Pd è il recordman di Palazzo Marino. Ma Sala a domanda se per lui fosse pronto un posto in giunta frena: «Lui può avere un futuro politico. Ragioneremo insieme perché continui ad avere centralità con una formula che gli consenta di crescere anche in forme che siano discontinue». Esclude che il piano b possa essere un ruolo nella macchina delle Olimpiadi. Si apre il caso. Maran arriva a Palazzo Marino e non ipotizza ruoli extra giunta: «Ma no, non ci siamo ancora parlati con il sindaco, lo faremo oggi e domani. Troveremo una formula giusta». Alle 15 Sala incontra la segretaria milanese del Pd Silvia Roggiani che mette sul tavolo la richiesta di 6 assessorati su 12 (la metà) e strappa la garanzia di una posto per Maran, ma dovrà rinunciare all'Urbanistica. Potrebbe virare sulla Casa. «Nel secondo mandato non terrò deleghe, rispetterò la parità di genere e scorporerò Mobilità e Lavori pubblici» alcuni punti fissati dal sindaco, oltre allo spazio «a giovani promettenti». É subito toto giunta: per il Pd oltre a Maran e Scavuzzo dovrebbero entrare l'ex presidente del consiglio Lamberto Bertolè (Politiche sociali o Cultura), la 25enne Gaia Romani, terza donna più votata a Milano, ci spera Elena Buscemi, sembrava in pole anche Filippo Barberis ma potrebbero non bastare i 1.458 voti nell'urna. Europa Verde ha preso il 5,11% e può contare su un posto, per la capolista Elena Grandi o, più probabile, un tecnico di area. Buona la performance della lista Sala («anche se non ha raggiunto il 10%» ma un punto meno»): sarà promosso Emmanuel Conte, da ex presidente di Commissione potrebbe ereditare le deleghe al Bilancio da Roberto Tasca. La seconda più votata è Martina Riva. La lista dei Riformisti ha preso il 4%, visto che la più votata, Lisa Noja, è parlamentare, potrebbe spuntare il posto Giulia Pastorella.
Due rumors per una delega, la Cultura: si parla di Massimiliano Tarantino, direttore generale di Feltrinelli, o dell'assessore a Firenze Tommaso Sacchi, ex collaboratore di Stefano Boeri. Dopo il voto hanno chiamato Sala il governatore Attilio Fontana e la vice Letizia Moratti, lo sfidante del centrodestra Luca Bernardo lo ha fatto solo ieri pomeriggio.
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