«L'unica cosa che riesco a fare in autonomia è premere i tasti del computer». Eppure Ligabue, Malika Ayane, Jovanotti, Giorgia e De Gregori sono solo alcuni dei suoi numerosi amici ed estimatori. Già, proprio così.
Stefano Pietta, classe 1984, di Manerbio, in provincia di Brescia, ha la forza di capovolgere le situazioni. È nato a sei mesi, e d'allora è soggetto a una tetraplesi spastica motoria (una forma di paralisi cerebrale che colpisce entrambi gli arti superiori e inferiori, muove solo le dita delle mani): per pochi attimi fatali successivi al parto l'ossigeno non è arrivato nel cervello alle parti preposte al movimento. Nonostante le difficoltà, dopo il liceo (voto di maturità, 99/100) ha seguito un corso per diventare web master che gli ha dato accesso a uno stage al Centro elaborazione dati nell'Azienda servizi municipalizzati di Brescia. Il lavoro di catalogazione e registrazione dati continua subito dopo gli studi in una fonderia del suo paese, assunzione a tempo indeterminato per lavoro part time.
E il resto del tempo non va certo perso.
«Ecco che il 23 ottobre 2013 è nata www.SteRadioDj.it, la mia web radio accesa dalle 10,30 alle 23, che ho creato perché ho sempre avuto il pallino della comunicazione via radio».
Non è solo una questione di fissazioni: «Io cerco contatti e relazioni. Più persone interagiscono con me più sono felice. E poi, attraverso la radio voglio che passi il mio messaggio sulla disabilità. È una condizione, mi piace, la tollero». E aggiunge scherzando: «La carrozzina è il mio trono, sono abituato ad essere scarrozzato». Stefano, nella villetta dei suoi genitori a Manerbio, ha uno studio, una parete con due computer e le cuffie; la radio trasmette musica e alterna interviste a musicisti, attori, a notizie sulle nuove conquiste sul mondo della disabilità, «infondo se ne parlo io è meglio». Alla sua scrivania Stefano è il padrone della situazione, trova i contatti per incontrare i maggiori cantanti italiani, poi va ai concerti e li intervista: «Sono sempre aperti e disponibili». Perché prestarsi ad un'intervista con Stefano significa sostenere la visione alternativa dell'handicap.
«La disabilità è una condizione che va presa nel modo giusto. Io l'ho sempre accettata, e ne ho fatto un vanto. Chiaro, ciò che ho ottenuto è anzitutto grazie ai miei genitori che mi aiutano e mi sono sempre vicini», aggiunge.
In passato è stato anche aiuto-allenatore di calcio per ragazzi normodotati, «a quell'età l'allenatore è anche un educatore: io dicevo che esercizi fisici fare, e davo un accompagnamento psicologico, motivazionale. Parlavo coi ragazzi».E qual è il consiglio più importante che bisognava trasmettere loro? «Attraverso l'amore per la vita, puoi arrivare dove vuoi».
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