"Mio padre Ivan era un poeta del sociale, raccontava col rock la vita e la provincia"

Il figlio della star Filippo Graziani sarà al Manzoni: "Tour fra le sue hit"

"Mio padre Ivan era un poeta del sociale, raccontava col rock la vita e la provincia"
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Filippo Graziani in concerto al Teatro Manzoni («Ottanta, buon compleanno Ivan», lunedì alle ore 20,45). Occasione per chi ama uno dei cantautori più originali «partoriti» dal Belpaese: Ivan Graziani. Il figlio Filippo, chitarrista, dal 2012 si adopera per far conoscere il suo patrimonio musicale: Agnese e Firenze, per dirne due, dei pezzi arcinoti al grande pubblico.

Viaggio di canzoni...

«Spettacolo per ascoltare le sue hit. Come ospite ci sarà Manuel Agnelli».

Qual è l'eredità musicale che suo padre ha lasciato?

«Credo che papà abbia lasciato un modo di raccontare le storie della vita, dei rapporti tra le persone, della provincia, in maniera del tutto personale; oltre al grande bagaglio chitarristico che accompagnava i suoi testi. Ha conciliato il mondo del cantautorato con quello del rock anglosassone e americano».

Ivan Graziani, artista dimenticato, a suo tempo forse un po' messo da parte: che cosa c'è di vero?

«La vita di un artista è fatta di cambiamenti. Non sempre si segue la qualità del lavoro che fa, c'è anche un mutamento dei tempi e dei gusti».

Quindi?

«Ha fatto le cose più importanti, pure a livello di pubblico, dalla seconda metà degli anni Settanta. A un certo punto sono cambiati il mondo e la musica, e lui, come altri, ha scelto di restare se stesso. Successivamente è arrivata la riscoperta della sua storia, delle canzoni. Ma non è stato mai dimenticato veramente».

E la politica?

«Ivan non era schierato, lui si occupava del sociale. Una canzone come Radio Londra non ha a che fare con la politica, parla della violenza; poi i brani che raccontano i rapporti umani, vedi Lugano addio; e I lupi sulla miseria della guerra».

C'è chi critica i figli d'arte che portano avanti i repertori dei padri: che cosa risponde?

«Non tutti i figli d'arte hanno vissuto il repertorio del padre alla stessa maniera. Con mio papà non ho mai suonato. C'è comunque da capire che io e gli altri questo lavoro lo facciamo perché abbiamo un grande senso di orgoglio personale nel far continuare a vivere le opere del proprio genitore, opere di un patrimonio che è giusto valorizzare».

Tra i giovani fan di Graziani, c'è Lucio Corsi, secondo arrivato a Sanremo...

«Io e Lucio abbiamo avuto modo di stare sul palco insieme, una persona che sento vicina, lo considero un fuoriclasse, da un certo punto di vista mi ricorda papà; delle nuove generazioni lui è il primo cantautore grazianista».

Lei, musicista, è autore anche di testi (tre dischi e un premio Tenco): progetti?

«Sto lavorando al quarto

album, sarà di sano rock. Lo vorrei portare in scena, suonarlo. Io come Ivan? Non sento di accostarmi a lui, propongo la sua musica, le parole. Ma vado anche per la mia strada, per aggiungere piatti al ristorante di famiglia».

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