"La moda e l'elettronica dominano il pop. De André? Mi insegnò a comporre le ballate"

L'artista pubblica un disco con un quartetto d'archi. E ha un agosto pieno di concerti

"La moda e l'elettronica dominano il pop. De André? Mi insegnò a comporre le ballate"
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Tutti lo conoscono come un entertainer divertente e gigione, incline al divertimento, ma Francesco Baccini viene dalla musica classica e soprattutto ama cambiare e lanciarsi in nuove avventure. A settembre uscirà su Amazon Prime un suo docufilm dedicato al suo idolo Luigi Tenco e intanto ha in cantiere molti progetti mentre ha inciso in questi giorni l'album Archi e frecce con i suoi successi e due pezzi inediti registrati con il quartetto d'archi Alter Echo String Quartet, con cui è partito per una tournèe che toccherà tutta l'Italia. «Amo cambiare, non riesco a fare sempre le stesse cose, così ho unito i suoni classici e il pop in un modo che non avevo mai utilizzato prima, cercando di creare un mood diverso per le mie canzoni».

Soddisfatto del risultato?

«Sì, ho ottenuto ciò che volevo, nuove sonorità che danno nuova vita ai brani. Le canzoni non hanno una data di scadenza come il latte, se sono belle trasmettono sempre buone sensazioni».

Nel disco ci sono i suoi successi e due brani inediti.

«Sì, c'è L'equilibrista, che racconta le mille peripezie di un uomo che vuole rimanere a tutti i costi se stesso, e Il signore della notte perché io sono un notturno, amo le tenebre».

Come mai questa scelta diciamo classica.

«Viene da lontano, quando mio papà che faceva l'operaio mi fece prendere le prime lezioni di pianoforte, ma è anche una scelta che ha sempre guidato il mio percorso artistico. Il mio primo album per esempio era completamente acustico. Al contrario dell'elettronica, che ha segnato e segna le varie epoche musicali, i suoni acustici sono primigeni, sono la base, non sono riconducibili a un'epoca. In questi ultimi anni più che in passato la musica è una questione di moda».

Non le piace la musica di oggi.

«È tutta uguale. C'è troppa tecnologia e bisogna stare attenti. Un conto è se la tecnologia la usa Peter Gabriel, un conto se viene utilizzata per canzoncine che spariscono nello spazio di un momento».

Ha fatto fatica a imporre il suo modo di essere e il suo stile?

«Sono soddisfatto di ciò che faccio e di come reagisce il mio pubblico. Mi definisco incoerentemente coerente e sono stato fortunato. Per suonare sono scappato da casa e mi sono presentato da personaggi come Mara Maionchi e Caterina Caselli, quest'ultima ha dato un avvio decisivo alla mia carriera».

Le prime difficoltà?

«Non sembra ma da giovane ero molto timido e temevo di trovarmi davanti al pubblico. Al mio primo concerto a Roma chiesi al mio management come mi dovevo comportare tra una canzone e l'altra. Mi dissero parla come se fossi davanti ad un amico. E così feci, fu semplice; parlavo nel buio vedendo soltanto la luce del mixer».

E poi?

«Mi dicevano di non essere ironico né irriverente portandomi ad esempio uno dei miei maestri: Enzo Jannacci, dicendo che con l'ironia era difficile avere successo, ma io ho resistito. Confortato da un altro maestro, Lucio Dalla. Quando lo sentii dal vivo la prima volta, credo nel 1976, fu un'illuminazione. Lui passava da Disperato erotico stomp a brani intimisti come Piazza Grande».

Lei non ha vissuto la grande stagione dei cantautori genovesi.

«No, ma ho passato tanto tempo insieme a Fabrizio De André. Eravamo molto legati, anche perché lui seguiva molto lo zodiaco ed eravamo entrambi Pesci con ascendente Gemelli. Mi ha insegnato molto e negli anni Novanta era turbato perché non riusciva a capire come mai i giovani non lo seguissero più. Una volta ha preteso che lo accompagnassi al Festival di Sanremo pagando di tasca sua la mia permanenza. Mi ha insegnato molto sulla costruzione di una ballata».

Anche Tenco è nel suo Dna.

«Tenco ha inventato il '68 senza averlo vissuto.

Era un poeta però le sue grandi canzoni erano per tutti ed erano profonde, come Mi sono innamorato di te. Per questo dieci anni fa ho fatto uno spettacolo riproponendo tutti i suoi brani e a settembre uscirà su Amazon Prime il docufilm Tu non hai capito niente che gli ho dedicato».

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