Quel legame indissolubile tra moda e musica rock

Il 23 ottobre a Firenze l'evento del Giornale sullo stile italiano - Nel corso dei decenni, il mondo della moda ha sempre guardato alle varie forme e generi della musica rock. In prima linea, i brand italiani

Sfilata di Vivienne Westwood a Parigi (2024)
Sfilata di Vivienne Westwood a Parigi (2024)

Spesso ci interroghiamo sul perché anche quando le multinazionali della moda si assicurano un brand italiano, creatività e produzione restano nei luoghi d’origine. Non è una questione di diritti dei lavoratori o di garanzie pretese dai governi di Roma, è perché dietro la bellezza italian style c’è una storia, una vocazione, un destino, un incrocio di condizioni irripetibili in altre latitudini. Ma il lusso, l’arte, la cultura vanno coltivati e arricchiti. A maggior ragione in un contesto che vede per la prima volta registrare segnali di stanchezza nel settore che ha dato i natali al Made in Italy. Perché la moda non è un lusso, è una macroregione nell’immaginario italiano e globale. Di questo e tanto altro si parlerà nell'evento "La moda non è un lusso" si terrà a Firenze presso Palazzo Pucci il 23 ottobre alle ore 9. Al link di seguito è possibile iscriversi gratuitamente per partecipare all'evento: https://shorturl.at/BVeUl

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Moda e rock sono un connubio fisso, soprattutto nelle cultura giovanile, ma non solo. Cominciò Elvis Presley con i capelli con il ciuffo e uno stile che si sarebbe evoluto nel rockabilly: brillantina, pantaloni di pelle o jeans, chiodo, stivali. Poi arrivarono, negli anni Sessanta, i figli dei fiori con le camicie dai disegni psichedelici, i pantaloni a zampa e capelli lunghi. Ma le cose si fanno serie, nel senso che l’industria incomincia a guardare sistematicamente al rock, negli anni Settanta. David Bowie lancia un look androgino: trucco pesante e camicie da donna, boa fosforescente, pantaloni aderenti, scarpe con il tacco alto. È il cosiddetto glam.

Alla fine del decennio, a Londra, c’è un negozio di tendenza. Si chiama Sex ed è gestito da Vivianne Westwood e Malcom McLaren. Vendono jenas strappati, magliette tenute assieme da spille da balia, giubbotti con le toppe, preferibilmente svastiche e magliette con le scritte più disparate. Un giorno, entra in negozio un tale, John Lydon, con la maglietta “I Hate Pink Floyd”, odio i Pink Floyd. Si contorce davanti a un jukebox fingendo di cantare. Malcolm McLaren, che ha già fatto esperienza come produttore musicale, decide che Lydon, ribattezzato Rotten, “il marcio ”, sarà la stella di un nuovo, trasgressivo gruppo: i Sex Pistols. È nato il punk. Vivianne Westwood poi si dedicherà, con risultati eccellenti, anche all’alta moda, sia pure sempre in chiave trasgressiva. Dai punk discendono i gotici, o i dark, come si chiamavano in Italia, o gli emo, come si chiamano oggi. Vestono total black, si truccano pesantemente e hanno come icone di riferimento Robert Smith dei Cure e Siouxsie Six. Punk e dark sono i nemici giurati dei paninari, che si ispirano invece al genere new romantic, i Duran Duran e i Japan, per intenderci, ma anche il David Bowie periodo Let’s Dance. Abiti firmati, nella declinazione italiana, scarponi Timberland, jeans Levi’s 501, camicia Ralph Lauren, giubbotto Monclair.

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Un capitolo a parte meritano i metallari, immutabili nel tempo. Scarpe da ginnastica o stivale da motociclista, chiodo, maglietta nera con disegno della band preferita. Chioma lunga. Oggi però il look più influente viene dalla cultura hip hop. Nata nei ghetti delle grandi città americane, lentamente ha conquistato il mondo. Molti rapper, ad esempio Kayne West o Jay Z, hanno anche una propria linea di abiti e accessori. Adesso sapete perché vostro figlio indossa sneakers, ovvero scarpe da ginnastica, spesso Nike o Adidas, pantaloni a vita bassa, maglietta o canottiera, felpone di tre taglie più grande, preferibilmente con cappuccio, anelli, magari tatuaggi. Esatto, sta imitando i suoi coetanei di Compton o del Bronx. Stessa cosa per le ragazze. Naturalmente anche i marchi italiani hanno compreso l’importanza di vestire le stelle del pop, anzi: sono stati e sono all’avanguardia. È sufficiente pensare al rapporto che lega Madonna a Dolce e Gabbana o Elton John a Versace. Effimero, ma di grande successo, è stato lo stile grunge, all’inizio degli anni Novanta. I ragazzi, ma anche le ragazze, hanno cominciato a vestirsi come Kurt Cobain dei Nirvana, che a sua volta si vestiva come i boscaioli dello stato di Washington dal quale proveniva. Jeans aderenti, camice di flanella a scacchi, golf di lana con i bottoni, occhiali buffi. La moglie di Kurt, la cantante Courtney Love, prima di farsi vestire da capo a piedi da vari stilisti, si esibiva in sottoveste: e anche questo fu di moda.

Ma gli stili sono infiniti e tornano ciclicamente alla ribalta. Prendiamo uno di quelli più amati, il mod. Musicalmente discende dal soul aggressivo suonato dai gruppi dell’Inghilterra settentrionale, il cosiddetto northern soul. Poi arriva una miriade di gruppi rock che sembrano annunciare l’imminente svolta punk. Il pubblico era proletario ma disposto a spendere per i vestiti. Divisa del perfetto mod: mocassino, vestito italiano o di sartoria, capello corto e curato, giacca e cravatta col nodo strettissimo, parka. Indispensabile o quasi muoversi in Vespa, ammessa anche la lambretta. Avete presente gli Who? Erano il gruppo mod per eccellenza. Nel film Quadrophenia, tratto da un disco degli Who, si vede la quintessenza dello stile mod e gli scontri (reali) che i mod ebbero sulla spiaggia di Brighton con i rocker (i rockabilly di prima). Alla fine dei Settanta, ci fu un mod revival, in prima linea, come band, c’erano i Jam di Paul Weller. Cambiate il parka con l’Harrington Jacket ed è fatta. Una variante dello stile mod è quello skinhead. Punk rock, nella variante di destra anche estrema nota come Oi!, testa rasata, pantaloni con il risvolto molto alto sulle caviglie per mostrare l’anfibio (Doc Martens, what else?), camicia a scacchi, bretelloni, Harrington Jacket o Bomber. E la disco music dove la mettiamo? I pantaloni a zampa, le camicie sbottonate per mostrare il pelo, gli stivaletti, insomma John Travolta?

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L’evento è ad accesso libero fino ad esaurimento posti previa iscrizione al link: https://shorturl.at/BVeUl

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