Orrore a Donetsk, ucraini vogliono arrendersi: cosa hanno fatto i russi

Nuovi raid e nuove operazioni di terra fanno pensare a un'accelerazione delle manovre russe nel Donbass, anche se al momento i guadagni territoriali per Mosca sono minimi

Orrore a Donetsk, ucraini vogliono arrendersi: cosa hanno fatto i russi

L'operazione nel Donbass, a giudicare anche dall'andamento della guerra delle ultime ore, sembra essere definitivamente partita. In Ucraina si combatte molto soprattutto nell'est del Paese, in quelle regioni su cui la Russia vuole mettere a tutti i costi le mani. E intanto da Washington è arrivata una nuova grave accusa nei confronti del Cremlino. Beth Van Schaack, ambasciatrice degli Stati Uniti per gli affari di giustizia penale internazionale presso l'Onu, ha puntato il dito contro un'unità militare russa rea di aver ucciso ucraini pronti ad arrendersi.

L'accusa contro Mosca

"Ora abbiamo informazioni credibili che un'unità militare russa operante nelle vicinanze di Donetsk ha giustiziato gli ucraini che stavano tentando di arrendersi, piuttosto che prenderli in custodia". Sono queste le parole con cui Van Schaack ha accusato le truppe russe di aveer ucciso indiscriminatamente ucraini in procinto di arrendersi o comunque oramai fuori dal combattimento.

"Se fosse vero - ha proseguito la diplomatica statunitense - ciò costituirebbe una violazione di un principio fondamentale delle leggi di guerra, il divieto di esecuzione sommaria di civili e combattenti fuori combattimento in virtù di resa, ferita o altre forme di incapacità".

Le operazioni nel Donbass

Raid e colpi di artiglieria anche nella notte appena trascorsa sono stati segnalati nelle zone di Severodonetsk, città sempre più assediata, di Slovjansk, Kramatorsk e nelle zone ad est di Zaporizhzhia. Così come nell'oblast di Dnipro e nelle regioni attorni Kryvyi Rih, città natale del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Non sono mancate poi le sirene di allerta aerea in varie parti dell'Ucraina per adesso meno coinvolte nel conflitto. Allarmi sono stati segnalati anche a Odessa e Mykolaiv, le due città del sud nel mirino delle truppe di Mosca. Qui il fronte è ancora lontano, ma i raid degli ultimi giorni mostrano come le regioni meridionali potrebbe a breve essere coinvolte dall'escalation. Intorno alla mezzanotte entrambe le città sono state colpite da attacchi missilistici che hanno costretto l'entrata in funzione dell'antiaerea.

Poco distante da qui c'è un'altra regione che preoccupa: la Transnistria. Ieri altre sparatorie e altri colpi sparati da alcuni droni sono stati segnalati dalle autorità locali, le quali hanno poi puntato il dito contro le forze di Kiev. La Transnistria preoccupa in quanto regione indipendente de facto dalla Moldavia, Paese a cui ufficialmente appartiene. Anche qui si parla russo ed è qui che potrebbe verificarsi lo spettro di un allargamento del conflitto.

La guerra del gas

Di guerra in Ucraina si parla anche a proposito della situazione a livello politico. Ieri sera il segretario Onu Antonio Guterres è arrivato a Kiev dopo un lungo viaggio in treno. Il numero uno del Palazzo di Vetro ha messo piede nella capitale ucraina soltanto nella tarda serata di mercoledì.

In mattinata dovrebbe incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il quale nei giorni scorsi aveva criticato la scelta di Guterres di recarsi prima a Mosca, dove ha parlato con il presidente russo Vladimir Putin.

A tenere banco però è soprattutto la questione del gas. Ieri Gazprom ha chiuso i rubinetti a Polonia e Bulgaria, con Putin che ha minacciato di effettuare la stessa mossa con altri Paesi “ostili” che non accetteranno di pagare il gas in Rubli, così come previsto da un recente decreto presidenziale.

Il presidente della commissione europea Ursula Von Der Leyen ha definito “ingiunto” il ricatto russo sul gas e ha preannunciato azioni comuni per reagire ai dettami di Mosca. Inoltre, il capo dell'esecutivo comunitario ha dichiarato impossibile pagare in Rubli in quanto “contrario alle sanzioni inflitte alla Russia”.

Tuttavia già quattro Paesi avrebbero pagato con la moneta russa, altri dieci stanno prendendo le misure necessarie per farlo. Tra questi ci sarebbe l'Italia.

Un'indiscrezione rilanciata mercoledì sera da Bloomberg ha rivelato che l'Eni è in procinto di aprire un conto corrente in Rubli per poter pagare il gas indispensabile per evitare un crollo della nostra economia.

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