Amburgo, parte il progetto di pagare la gente per non fare niente

Gli aspiranti inattivi potranno presentare entro il quindici settembre le loro domande di partecipazione al singolare progetto dell'ateneo di Amburgo

Amburgo, parte il progetto di pagare la gente per non fare niente

Ad Amburgo è stato di recente lanciato un progetto finalizzato a pagare le persone per “non fare niente”. Artefice di questa iniziativa è un ateneo della città tedesca, che ha rivendicato la serietà della prima indicandola come un innovativo esperimento sociale. A rivelare per prima l’idea maturata negli ambienti universitari amburghesi è stata la testata britannica The Guardian.

Nel dettaglio, l’ateneo locale che ha lanciato mercoledì scorso il piano per pagare degli individui a non fare niente è l’università delle Belle Arti e il responsabile del progetto è l’architetto e designer Friedrich von Borries. L’istituzione didattica, in particolare, ha messo in palio tre borse di studio da 1600 euro proprio con l'obiettivo di assegnarle a dei perfetti inattivi.

L’architetto citato ha quindi giustificato con le seguenti parole l’avvio dell’iniziativa: “Non fare nulla non è molto facile. Vogliamo concentrarci sull’inattività attiva. Se qualcuno promette di non muoversi per una settimana, allora è qualcosa di sbalorditivo. Se invece qualcuno promette addirittura non solo di non muoversi, ma anche di non pensare, beh, è ancora meglio”.

Von Borries ha poi rivendicato con forza la natura prettamente scientifica del progetto di pagare delle persone per non fare niente, chiarendo che lo spunto per condurre tale esperimento sarebbe venuto ragionando sulla dicotomia tra una parte di società che punta alla sostenibilità e l'altra parte che, al contrario, valorizza il successo: “Questo programma di borse di studio non è una barzelletta, ma un esperimento con un’intenzione molto seria: come si può trasformare una società attualmente strutturata su risultati e realizzazioni?”.

Le domande per partecipare all’esperimento messo a punto dall’università di Amburgo potranno essere inoltrate in forma anonima all’ateneo entro il 15 settembre. I candidati dovranno contestualmente selezionare una determinata area di attività in cui cercare di dare prova di una totale “inattività attiva”.

Nello specifico, gli aspiranti partecipanti al progetto promosso da Von Borries dovranno compilare e inviare un modulo che consta di quattro quesiti: “Cosa non vuoi fare? Per quanto tempo non vuoi fare ciò? Perché è importante per te non fare questa cosa? Perché tu sei la persona adatta a non fare ciò?”.

Spetta di conseguenza ai candidati indicare liberamente la durata del loro periodo di inattività e tale particolare è stato motivato così dall’architetto: “Se tu dici che non dormirai, allora la tua promessa sarà ragionevolmente realizzabile solo per non più di un paio di giorni. Tuttavia, se qualcuno promette di non fare compere, allora si tratta di un comportamento da cui ci si può astenere per periodi molto lunghi”.

Gli aspiranti indolenti potranno intascarsi le borse di studio in palio solamente dopo che avranno redatto, entro metà-gennaio, un rapporto dettagliato sulla propria esperienza di “inattività attiva”. Von Borries ci ha però tenuto a precisare che l’esperimento citato non comprende rigidi e severi controlli sulla condotta dei partecipanti e che quindi questi ultimi, se non riusciranno a mantenere le loro promesse di non fare nulla, non saranno puniti.

Tutte le candidature inviate all’università di Belle Arti di Amburgo verranno infine esposte nell’ambito di una mostra denominata La scuola dell'inconseguenza: verso una vita migliore, che prenderà il via il prossimo

novembre nella città tedesca.

Obiettivo dell'esposizione sarà provare a rispondere al quesito esistenziale: "Da cosa posso astenermi in modo che la mia vita abbia meno conseguenze negative su quella degli altri?".

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