Atleta transgender vince nel nuoto femminile: "Insulto alle donne". È polemica

La nuotatrice transgender Lia Thomas ha vinto le 500 yard stile libero femminili nel campionato Ncaa, finendo nella bufera e sollevando un quesito che da tempo fa discutere: è giusto che un atleta nato biologicamente uomo competa contro atlete di sesso femminile?

 Atleta transgender vince nel nuoto femminile: "Insulto alle donne". È polemica

La vittoria di Lia Thomas, nuotatrice che il 17 marzo si è aggiudicata il primo posto nelle 500 yard stile libero femminili del campionato Ncaa americano, è finita nella bufera. Ma perché mai la vittoria di una sportiva 22enne ai campionati studenteschi dovrebbe destare scalpore? Semplice, Lia Thomas, nata William Thomas, è un’atleta transgender che gareggia per la squadra femminile di nuoto dell'Università della Pennsylvania , e ha battuto le sue colleghe, attirandosi le critiche di diversi sportivi e dei media, sollevando un dibattito che ormai va avanti da tempo nel mondo dello sport. È giusto che una donna, nata biologicamente uomo, gareggi in una squadra femminile?

Lia nuotava, dicono con risultati mediocri, per la squadra maschile dell’Università della Pennsylvania, prima di iniziare la sua transizione nel 2019. Ma se secondo il nuovo regolamento della Federazione Nuoto americana, per poter gareggiare nel campionato femminile Ncaa, gli atleti transgender devono semplicemente sottoporsi ad una terapia ormonale che abbassi i livelli di testosterone da almeno un anno, altri studi hanno dimostrato che la terapia non va comunque a modificare alcune caratteristiche maschili, come l’altezza e l’ampiezza del bacino. La vittoria di Lia è stata quindi bollata come “un insulto alle donne” da diversi sportivi, come la tennista Martina Navratilova e il nuotatore Michael Phelps. Ma la polemica infuria anche sui social, dove il mondo dello sport si è diviso in due fazioni, una a favore, l’altra contro una vittoria ottenuta “barando”. Il Swimming World Magazine si è schierato nel secondo gruppo e ha commentato la vittoria dell'altleta con toni duri e poco "politically correct". “Giovedì sera ad Atlanta è andato in scena uno scherzo. E non è stato divertente”, scrive il direttore del magazine di nuoto. “Una vittoria nazionale andrebbe celebrata, l’atleta lodata per le sue capacità, la sua dedizione e disciplina. Ma non questa volta. La vittoria di Lia Thomas è un insulto nei confronti delle atlete che hanno gareggiato contro di lei. Contro chi si è battuto per le pari opportunità, contro la scienza, e le inconfondibili differenze fisiologiche tra il sesso maschile e quello femminile”.

La 22enne americana è solo una delle tante atlete transgender che competono in squadre femminili, stravolgendo completamente il concetto di sport e di fairplay, di “gioco leale”. Chi compete in una gara sportiva dovrebbe avere uguali opportunità di vincere, e non si può in nessun modo negare che esistano evidenti differenze biologiche tra uomo e donna, che nulla hanno a che vedere con l'identificazione sessuale.

Il politicamente corretto ha fagocitato il buon senso, calpestando i tanto decantati diritti delle donne, finiti in fondo alla lista delle agende degli attivisti, troppo impegnati a non scontentare le minoranze. E mentre le Lia Thomas in giro per il mondo vincono slealmente, altre atlete subiscono una sconfitta che, come ha definito il Swimming World Magazine, "è un insulto alla scienza".

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