Nonostante l'annuncio del cambio di vertice e la spaccatura in due del gruppo, una cosa però rimane certa della sigla jihadista Boko Haram: la metodicità nel compiere stragi indiscriminate. Indipendentemente dal momento di crisi e dalle difficoltà interne, il gruppo nigeriano, che ad oggi è composto da due fazioni, una di fedelissimi di Shekau e l'altra invece legata ad Abu Musab Al Barnawi, continua a rimanere però ambasciatore dell'orrore nel Paese più popoloso d'Africa e lo fa attaccando i civili musulmani e cristiani.
Nell'ultima azione, che si è registrata domenica, a cadere vittime del terrorismo islamista sono stati dei fedeli cattolici. Otto persone sono rimaste uccise nel villaggio di Kwamjilari, nel nord est del Paese mentre uscivano dalla funzione religiosa. Appostati fuori dalla chiesa c'erano infatti dei terroristi che hanno aperto il fuoco sulla folla sparando con fucili automatici.
Dopo la strage, stando a quanto riportato dai media locali, gli jihadisti avrebbero dato fuoco ad alcune abitazioni e ai campi di mais intorno al villaggio.
Gli attacchi alle chiese, e anche alle moschee, sono un marchio di fabbrica del gruppo nigeriano. Più volte, dal 2009 ad oggi i ribelli di Shekau hanno attaccato templi religiosi e in diverse occasione hanno colpito con autobombe e kamikaze provocando delle stragi.
Oggi, sebbene l'esercito ostenti vittorie e diffonda comunicati di avveniristiche quanto imminenti rese del gruppo ribelle, ciò che invece si riscontra nel nord della Nigeria e nelle aree di confine con gli stati limitrofi, è che la branca nigeriana del Califfato continua a colpire e a mietere vittime e che la popolazione civile è afflitta da una crisi militare e alimentare che stanno rendendo sempre più estremo il vivere di ogni giorno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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