Call of Duty è uno dei videogiochi più popolari delle console di ultima generazione. Un videogame di guerra in prima persona dove nei panni di un soldato si rivivono alcuni degli episodi storici del '900.
Spari, esplosioni, raffiche di mitra e colpi di rpg. Il conflitto è riproposto in ogni dettaglio, ma si tratta sempre di finzione. E allora com'è possibile che il gioco Call of Duty:Black Ops II sia finito sotto processo insieme alla sua azienda ideatrice Activision Blizzard?
Una notizia che ha dell'incredibile, ma invece è pura verità. Ieri infatti a Parigi si è tenuta la prima udienza del processo che vede da un lato la casa di produzione del game e dall'altro i figli di Jonas Savimbi l'ex capo guerrigliero dell'Unita; il gruppo Unità nazionale per l'indipendenza totale dell'Angola, che combatteva contro le formazioni marxiste del Mpla, il Movimento popolare di liberazione dell'Angola.
Ma come si è arrivati a questa commistione di finzione e realtà? Il motivo è semplice. Nel videogioco il protagonista partecipa ad alcune delle principali operazioni della Cia, ed essendo ambientato in contesti storici realistici, in un capitolo della saga compare proprio Jonas Savimbi. Questa apparizione non è piaciuta però ai parenti del defunto guerrigliero africano che hanno ritenuto diffamatoria l'immagine che il videogames fa del proprio padre.
''Il personaggio di Jonas Savimbi dice '' E' necessario terminare'' e ''tu hai ucciso molti nemici''. Inoltre i parenti sono molto scossi da una scena in cui il padre sgozza un soldato''. Così ha parlato il legale della famiglia Carole Enfert, che chiede oggi il ritiro dal commercio di Call of Duty e un risarcimento di un milione di euro.
Immediata è arrivata la risposta degli avvocati della Activsion che hanno negato la presenza della scena di sgozzamento e poi hanno aggiunto ''Innanzitutto è realizzato su base storica: egli è il leader di una guerriglia. Un fatto su cui non c'è nessun eventuale controversia. Le parole che gli sono date in prestito sono parole comunemente trovate in film di guerra, non c'è quindi nulla di diffamatorio in tutto questo''.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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