L'ultima di Raul Castro: "Non ci sono prigionieri politici a Cuba"

Raul Castro accoglie Obama al Palazzo della Rivoluzione dell’Avana, teatro del loro storico terzo faccia a faccia, il primo sul suolo di Cuba. Dopo il faccia a faccia tra i due leader, la conferenza stampa

L'ultima di Raul Castro: "Non ci sono prigionieri politici a Cuba"

Barack Obama viene ricevuto da Raul Castro al Palazzo della Rivolucion dell'Avana. La banda dell'esercito cubano suona gli inni di entrambi i Paesi; dopo i due presidenti passano in rassegna il picchetto d'onore (guarda le foto). Dopo la storica svolta del dicembre 2014, è il terzo incontro tra i due leader. Il primo è stato lo scorso aprile a Panama, a margine del vertice delle Americhe, il secondo lo scorso settembre a New York, a margine dell'Assemblea generale dell'Onu.

Il Palazzo della Revolucion è l'edificio simbolo della rivolta castrista. Castro, a fianco di Obama, saluta anche al segretario di Stato John Kerry e ad altri rappresentanti della delegazione americana. Dopo le strette di mano e i sorrisi di rito, i due leader posano insieme davanti a foto e videocamere. Poco prima Obama aveva reso omaggio a José Martí (leader del movimento dell'indipendenza cubana, eroe nazionale), deponendo una corona di fiori al memoriale eretto in suo onore, in piazza della Rivoluzione. Il programma della giornata prevede un faccia a faccia di un’ora e mezzo tra Obama e castro, e poi un bilaterale allargato.

Nella conferenza stampa dopo l'incontro è Raul Castro il primo a prendere la parola. Si dice lieto di ospitare Obama in quanto "primo presidente degli Stati Uniti nel nostro Paese da 88 anni", e sottolinea i "risultati concreti ottenuti" fin qui, con un elenco degli accordi raggiunti tra Cuba e Usa. Poi aggiunge che l’embargo Usa rappresenta "un ostacolo" allo sviluppo di Cuba: "Serve la revoca totale dell’embargo Usa". A suo avviso è "essenziale revocarlo perché ha effetti intimidatori". Castro aggiunge che "esistono profonde differenze" tra Stati Uniti e Cuba "che non andranno via". E chiede poi "la restituzione all'isola dell’enclave statunitense (base di Guantanamo, ndr)".

Obama inizia il suo discorso a L’Avana in spagnolo esordendo con "buenas tardes" al popolo cubano e prosegue sottolineando come la sua storica visita segna l’inizio "di un nuovo giorno ("nueva dia", sempre in spagnolo) tra i nostri due Paesi. "Grazie per l’accoglienza a me, alla mia famiglia e alla mia delegazione. Da mezzo secolo la visita di un presidente americano qui era inimmaginabile, questo è un giorno nuovo" tra i nostri due Paesi. "Ci sono 50 anni da recuperare" nei rapporti tra Usa e Cuba e "non sarà semplice e ci vorrà tempio perché ci sono ancora divergenze su diversi punti" tra cui i diritti umani". Obama tocca anche il tema delicato, rivelando di aver avuto "una discussione franca sui diritti umani con Raul Castro". Il presidente americano assicura poi che "il futuro di Cuba non viene deciso dagli Usa o da altre nazioni. Cuba è un Paese sovrano e il suo destino lo decideranno i cubani e nessun altro". Ma c'è ancora qualcosa che divide Stati Uniti e Cuba: "Uno degli ostacoli che resta è il disaccordo sui diritti umani e la democrazia" ma credo che se avremo un "buon confronto" si potrà costruire "un ponte tra Usa e Cuba".

Finiti i discorsi, tocca alle domande dei giornalisti. Castro non ne gradisce una, sui prigionieri politici, e nega che a Cuba ce ne siano. Sfidando il giornalista a muso duro gli domanda: "Mi dica chi sono. Mi fornisca i nomi di chi è in prigione per motivi politici. Se me li darà, se mi dimostrerà che esistono, li libererò subito".

Capitolo embargo. Obama si dice sicuro che sarà tolto: "Non so quando ma sono certo che avverrà". E' convinto che la strada aperta da lui e Castro proseguirà anche quando lui non sarà più alla Casa Bianca perché, ha detto, è stato avviato "un processo difficilmente reversibile". Ma aggiunge un dettaglio importante: "C’è un crescente interesse al Congresso americano sul tema della revoca dell’embargo", il quale resta tuttavia legato ad alcuni elementi tra cui anche i diritti umani, oltre che all’implementazione degli accordi fin qui raggiunti e la strada fin qui tracciata".

Centottanta dissidenti arrestati

La storica visita coincide con l'arresto di circa 180 dissidenti cubani. Lo denuncia Elizardo Sanchez, leader Commissione cubana per i diritti umani e la riconciliazione, l'organizzazione messa fuorilegge dalle autorità cubane. "Stimiamo un numero intorno a 180", ha detto Sanchez all'agenzia dpa. Molti degli arrestati, nel frattempo sono stati liberati. La maggior parte degli arresti, ha detto ancora Sanchez, è stata effettuata ieri dopo le proteste avvenute all'Avana. "Sono rimasti in custodia fino a tarda notte.

Alcuni sono stati brutalmente picchiati e sanguinavano", ha aggiunto Sanchez. Tra gli arrestati figurano anche una cinquantina di appartenenti alle "Dame in Bianco", il gruppo di attiviste per i diritti umani e le riforme politiche guidato da Berta Soler (53 anni).

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