Cile, ancora violenti scontri tra polizia e manifestanti a Santiago

Sono ripresi i tafferugli tra i dimostranti e le forze dell'ordine nella capitale del Paese sudamericano. Sotto osservazione l'operato dei carabineros che, in queste ore, avrebbero investito con un loro blindato un giovane manifestante

Cile, ancora violenti scontri tra polizia e manifestanti a Santiago

Ancora scontri, ancora violenza. Il Cile è di nuovo nel caos del conflitto sociale tra manifestanti e agenti di polizia. In queste ore, infatti, a piazza Italia, nel centro di Santiago, luogo nevralgico della crisi in corso e da un paio di mesi occupata dalle forze antisommossa per impedire le dimostrazioni, si sono registrate altre forti proteste. Che hanno riacceso l'attenzione internazionale sulle strade del Paese sudamericano.

Il divieto di assembramento

"Vogliamo che i diritti delle persone che circolano e che vivono nel perimetro di piazza Italia smettano di essere violati", ha dichiarato il prefetto della capitale cilena, Felipe Guevara, affermando di essersi deciso di vietare gli assembramenti "per proteggere i cittadini da atti violenti". La disposizione di Guevara, però, nelle ultime ore non avrebbe impedito a diversi gruppi di manifestanti (in particolare i più giovani) di tentare di entrare in piazza. Ne è seguita la reazione della polizia, che ha utilizzato getti d'acqua e gas lacrimogeni per disperdere la folla e fermarla.

La dinamica dello scontro

In base alle ricostruzioni, dopo circa un'ora di tentativi i manifestanti avrebbero abbattuto le barriere di metallo che bloccavano l'accesso alla piazza. A quel punto sarebbero iniziati le colluttazioni con gli agenti. Un secondo gruppo di manifestanti, poi, avrebbe marciato verso il palazzo del governo a La Moneda, dove sarebbero state lanciate pietre contro la polizia che, ancora una volta, li avrebbe dispersi con i lacrimogeni.

Carabineros sotto osservazione

Le forze di sicurezza cilene, sotto osservazione dall'inizio delle proteste sociali che da tempo ormai interessano il Paese, sarebbero finite al centro di altre critiche. Un veicolo blindato dei carabineros, infatti, avrebbe investito un giovane nel corso di una manifestazione organizzata ieri sempre nella capitale. In quell'occasione, le forze dell'ordine avevano disposto un robusto dispositivo di sicurezza, circa un migliaio di agenti, per impedire manifestazioni non autorizzate e interruzioni del traffico nella piazza Baquedano, luogo divenuto simbolo delle proteste. Il giovane, come testimoniano diversi video circolati in rete, sarebbe rimasto schiacciato tra due furgoni blindati proprio nel pieno degli scontri.

Il manifestante ferito

Secondo quanto riferito dall'istituto nazionale dei diritti umani, il manifestante in questione avrebbe riportato una frattura pelvica e ora si trova in condizioni "stabili". Altri dimostranti, poi, avrebbero denunciato un uso ritenuto "sconsiderato" di gas lacrimogeni. Le autorità della regione metropolitana di Santiago, come riportato dal quotidiano La tecera, avrebbero spiegato che il migliaio di manifestanti sarebbero scesi in piazza con il solo obiettivo di arrivare allo scontro con i carabineros. Intanto, Felipe Guevara ha promesso di attivare le opportune verifiche sulla dinamica dei fatti, definiti "disdicevoli", pur assicurando (da parte sua) che nell'occasione "non c'erano manifestanti pacifici mescolati tra i vandali".

Il monito di Michelle Bachelet

L'azione delle forze di sicurezza è stata oggetto anche di un monito dell'alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, l'ex presidente del Cile, Michelle Bachelet. Nel rapporto elaborato dalla missione di esperti Onu che ha visitato il Paese tra il 30 ottobre e il 22 novembre, sarebbero state individuate molteplici violazioni delle norme e degli standard internazionali sull'uso della forza durante le proteste, a partire dal 18 ottobre scorso. L'alto commissariato ha, nell'occasione, raccomandato al governo di Sebastian Pinera l'adozione di una serie di misure specifiche volte a "correggere le pratiche della polizia" e chiede di poter partecipare a un meccanismo di controllo e monitoraggio riguardo le misure di correzione richieste. L'organismo ha chiesto, inoltre, al governo di fare in modo che i responsabili delle violazioni vengano assicurati alla giustizia.

I casi di tortura, le morti e gli stupri

Durante la sua missione, lo staff di esperti dell'Onu avrebbe documentato 113 casi di tortura, 24 casi di violenza sessuale contro donne, uomini e adolescenti minorenni a opera delle forze militari e di polizia (cioè i carabineros). L'alto numero di ferite oculari, poi, indicherebbe l'uso "sproporzionato di armi non letali", uso documentato anche nei confronti di passanti o nell'ambito di manifestazioni pacifiche. Il rapporto segnala anche l'apertura di 26 inchieste per morti occorse in circostanze legate alle proteste, di cui almeno quattro riconducibili all'azione di agenti dello Stato.

In due casi è stato riscontrato l'uso di armi da fuoco "in assenza di rischi per la vita di civili e militari e in aperta contravvenzione alle norme internazionali che disciplinano l'uso della forza, situazione che viene paragonata ad una "esecuzione extragiudiziale".

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