Corea del Nord, dubbi e timori sul nuovo missile testato

Secondo gli Usa, la Corea del Nord avrebbe lanciato un KN-17. Mosca attiva la griglia di difesa aerea nell'estremo oriente russo per "evitare incidenti".

Corea del Nord, dubbi e timori sul nuovo missile testato

La griglia di difesa aerea dell’Estremo Oriente è in stato di pronto al combattimento dopo l’ultimo test missilistico della Corea del Nord. La conferma arriva direttamente dal Presidente del Consiglio Federale della Difesa e Sicurezza, Viktor Ozerov.

“La Russia non teme certamente un attacco missilistico dalla Corea del Nord, ma il governo ritiene necessario proteggere il territorio da eventuali incidenti ed inconvenienti. La Russia ha da tempo imparato ad analizzare la situazione internazionale e le minacce alla sua sicurezza, tuttavia quelle esercitazioni militari congiunte in Corea del Sud, vicino ai confini del Nord, non aiutano di certo in un percorso di pace con Pyongyang”.

Il missile è stato lanciato dalla base vicina la città di di Kusong, nella costa occidentale del paese, nella provincia settentrionale del Pyongang. Lo stesso sito è stato utilizzato, lo scorso 12 febbraio, per lanciare il missile Pukguksong-2.

Il Pukguksong-2 utilizzerebbe il combustibile solido. Il propellente solido conferisce immediati tempi di reazione e prontezza di funzionamento. Il combustibile premiscelato in forma solida viene stivato direttamente nel missile. Avviato il processo di accensione, questo non può essere modificato o disattivato a differenza di quanto avviene nel combustibile allo stato liquido. Il flusso di carburante allo stato liquido può essere controllato così come la quantità di spinta prodotta può essere regolata, attivata o disattivata. La Corea del Nord ha compiuto enormi progressi nella tecnologia di espulsione da una piattaforma in immersione, ma a lanciare potrebbe non essere mai stato un sottomarino. Tutti i lanci sarebbero stati effettuati da due piattaforme sovietiche PSD-4 utilizzate negli anni ’60 per testare i nuovi asset SLBM.

I dati di volo

Il Ministero della Difesa russo ha diramato i dati di volo registrati dell’ultimo test missilistico di Pyongyang. Secondo Mosca, il tempo di volo effettivo dell’ultimo test è stato di 23 minuti prima di precipitare nel Mar del Giappone, a circa 500 km dal territorio russo, fuori dalla zona economica del Giappone. Da rilevare che la traiettoria è stata impostata deliberatamente con un angolo elevato per aumentare l'altitudine, riducendo così la proiezione effettiva dalla posizione di lancio al punto stimato di impatto. Il missile non ha mai rappresentato un pericolo per il territorio russo.

Secondo il Comando del Pacifico Usa, la Corea del Nord avrebbe lanciato un KN-17, variante Scud antinave a singolo stadio a propellente liquido. Pyongyang ha lanciato tre KN-17 ad aprile: tutti i test sono falliti.

Secondo la Korean Central News Agency, ad essere stato lanciato sarebbe un nuovo missile a raggio intermedio denominato Hwasong-12. Secondo Pyongyang, il missile avrebbe raggiunta un’altezza massima di 1.312 miglia (2,111,5 chilometri), volando per 787 chilometri prima di schiantarsi in mare. Nel rapporto della KCNA si legge testualmente che “la Corea del Nord potrebbe aver testato un veicolo di rientro”.

Per il Ministero della Difesa del Giappone, il missile avrebbe raggiunto un’altitudine massima di oltre 1.245 miglia durante il suo volo di 30 minuti.

Confrontando tutti i dati, il sistema d’arma testato dovrebbe ragionevolmente essere un missile balistico a medio raggio che, in teoria, potrebbe colpire le principali basi militari statunitensi nel Pacifico, compresa quella di Guam.

Il missile Hwasong-12

Il primo missile testato lo scorso aprile (secondo la versione Usa si tratterebbe del KN-17), è esploso dopo aver volato per 34 miglia. Nel secondo test, avvenuto il 15 aprile, il missile è esploso subito dopo il lancio. L'ultimo test risale al 29 aprile scorso. Ritenuto un fallimento, il KN-17 è esploso durante la fase di spinta, pochi minuti dopo il lancio. Appare evidente una linea di apprendimento costante nel programma missilistico della Corea del Nord. I dati di volo registrati da Russia, Corea del Sud, Giappone e Stati Uniti, confermano una un'altitudine insolitamente elevata per un missile della Corea del Nord, tuttavia non coerente con un missile balistico intercontinentale. E’ proprio la traiettoria preimpostata che desta qualche perplessità sulla reale portata del missile.

Se si trattasse del sistema Hwasong-12, si tratterebbe del medesimo missile svelato il 15 aprile scorso durante la parata militare in onore del 105 ° anniversario della nascita di Kim Il-sung, fondatore del paese e nonno dell’attuale leader, Kim Jong-un. Si tratterebbe di un missile a due stadi a propellente liquido. Il punto sui lanciatori è fondamentale. I lanci precedenti confermano che i razzi a singolo stadio a combustibile liquido della Corea del Nord hanno un tasso di successo pari all’80%. I razzi a due stadi con autonomia di diecimila km (quindi con meccanismo di separazione), hanno raggiunto un tasso di successo pari al 60%. I razzi a tre stadi (dodicimila km), infine, hanno una percentuale di successo inferiore al 40%. Nonostante i proclami, è improbabile che il Nord abbia sviluppato la tecnologia di rientro. Il Nord ha certamente utilizzato il programma spaziale per acquisire competenze nella tecnologia missilistica di proiezione: il riferimento va all’Earth Observation Satellite messo in orbita lo scorso anno. Quei razzi sono stati progettati per la messa in orbita di un satellite nello spazio. Il veicolo di lancio spaziale Unha-3, ad esempio. Presenta caratteristiche nel design che lo rendono inadatto per applicazioni missilistiche, come la bassa spinta ed il lungo periodo di combustione, inefficace per una tipica traiettoria ICBM. Inoltre, le dimensioni dell'Unha-3 non connsetono in alcun modo la sua copertura ottimale o mobilità.

Quindi, sebbene la tecnologia spaziale condivida in parte alcuni sistemi principali utilizzati nella tecnologia militare di proiezione, non è corretto parlare di missile balistico intercontinentale. Un missile balistico intercontinentale, dopo la fase di propulsione e spinta, raggiunge l’orbita terrestre per rilasciare il veicolo di rientro principale, la punta del missile. Quest’ultima, una volta posizionata tramite navigazione inerziale, rilascia le testate che colpiscono gli obiettivi rientrando dall’atmosfera terrestre. Oltre l’aspetto simmetrico del propellente liquido (tralasciamo tutti i dettagli tecnici come ad esempio il materiale, il tipo di combustibile, sistemi di guida, puntamento, etc...etc...) il Nord deve ancora dimostrare il successo nella miniaturizzazione delle testate per l’implementazione sui missili balistici intercontinentali.

Ci vorranno anni, probabilmente entro la fine del mandato di Trump il Nord potrebbe testare il suo primo ICBM. Nella più ottimistica delle ipotesi, il ciclo sperimentale ICBM potrebbe completarsi con cinque lanci completi ed ingenti investimenti entro il 2025.

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