“In nessun momento il razzo ha rappresentato una minaccia per gli Stati Uniti ed i suoi alleati”. E’ questo il commento ufficiale del Comando di Difesa Aerospaziale del Nord-America, in merito alla messa in orbita del satellite EOS ad opera della Corea del Nord, avvenuto all' 1.31 di questa notte (ora italiana). L’Earth Observation Satellite sarebbe entrato in orbita geostazionaria dinanzi un’entusiasta Kim Jong Un, leader della Corea del Nord. Il razzo che ha portato in orbita il satellite per “l’osservazione dei fenomeni di lunga durata che interessano la terra”, è stato lanciato da una piattaforma vicino al confine cinese. Kim Jong-un ha supervisionato due dei quattro test nucleari effettuati dal Nord e tre test missilistici a lungo raggio da quando ha preso il potere dopo la morte del padre, il dittatore Kim Jong Il, alla fine del 2011.
Il NORAD ha tracciato la traiettoria del razzo, ma ci vorranno alcuni giorni per confermare il successo del lancio. Si tratta comunque dell’ennesimo passo avanti per la piena capacità di proiezione intercontinentale della Corea del Nord, considerando le “similitudini” tra la tecnologia spaziale e quella missilistica di proiezione. Pyongyang afferma di aver messo in orbita il satellite “Kwangmyongsong-4”, evoluzione del sistema lanciato tre anni fa, nove minuti e 46 secondi dopo il decollo. Le quattro cacciatorpediniere classe Kongo e le rispettive flottiglie che operano nel Mar del Giappone ed equipaggiate con il sistema di combattimento integrato Aegis, schierate a protezione del territorio nazionale contro possibili missili balistici nordcoreani, hanno rilevato la fase iniziale di propulsione al largo della costa occidentale della Corea del Nord. Il razzo è scomparso dai radar della Corea del Sud, cinque minuti dopo il decollo, al largo della costa sud-occidentale. Monitorati quattro “splashdown”. Il primo stadio del razzo è precipitato a meno di 100 miglia ad ovest della penisola coreana. Altri detriti sono stati rilevati a 150 miglia sud-ovest della penisola ed a circa 125 miglia a sud del Giappone. L'ultima sezione del razzo è precipitata nel mare ad est delle Filippine. Più che un attacco diretto, il Giappone temeva che i detriti di un test missilistico potessero precipitare sul suo territorio, motivo per cui nelle strutture principali del Paese, così come nella capitale Tokyo, sono state schierate batterie Patriot PAC-3.
La Corea del Nord, nel comunicato ufficiale, conferma l’intenzione di lanciare altri satelliti. L’ultimo test a lungo raggio del Nord risale al dicembre del 2012. La versione ufficiale parla di un razzo vettore Unha-3 utilizzato per mettere in orbita il satellite Kwangmyongsong-3. Il razzo Unha-3 è ritenuto un'evoluzione del progetto per il missile balistico intercontinentale Taepodong-2.
Sarebbe opportuno rilevare che il razzo lanciato poche ore fa è stato progettato per la messa in orbita di un satellite nello spazio. Sebbene la tecnologia spaziale condivida in parte alcuni sistemi principali utilizzati nella tecnologia militare di proiezione, non è corretto parlare di missile balistico intercontinentale. Sintetizzando al massimo. Un missile balistico intercontinentale, dopo la fase di propulsione e spinta, raggiunge l’orbita terrestre per rilasciare il veicolo di rientro principale, la punta del missile. Quest’ultima, una volta posizionata tramite navigazione inerziale, rilascia le testate che colpiscono gli obiettivi rientrando dall’atmosfera terrestre. Pyongyang poi, utilizza ancora il propellente liquido per i suoi vettori: tecnologia, quest’ultima, ritenuta ormai “obsoleta” da tutte le potenze nucleari del pianeta. Ciò non significa, però, che non stiano facendo progressi. Per il Pentagono, l’obiettivo finale del Nord è quello di ottenere il know-how necessario per la realizzazione di un missile a lunga gittata in grado di colpire gli Stati Uniti con una testata nucleare.
La Corea del Nord investe miliardi di dollari nel programma balistico a lungo raggio. Nonostante sia pienamente operativo il complesso nucleare di Nyongbyon (per l’arricchimento del plutonio e dell’uranio), il Nord deve ancora dimostrare il successo nella miniaturizzazione delle testate per l’implementazione sui missili balistici intercontinentali. Realisticamente, il test di questa notte andrebbe visto come l’ennesimo tentativo da parte del leader Kim Jong Un di consolidare il potere quattro anni dopo la morte del padre, Kim Jong Il.
L’ultimo lancio avrà comunque delle conseguenze nell'asset tattico della Regione. Al di là delle inevitabili sanzioni, Washington e Seoul potrebbero dare il via libera all’ implementazione del sistema di “Difesa d'area terminale ad alta quota” (Terminal High Altitude Area Defense – THAAD), nonostante le rimostranze cinesi.
Il "Kinetic Kill" dovrebbe essere in grado di distruggere un missile balistico a medio e corto raggio grazie all’energia cinetica da impatto. Lockheed Martin, conferma un raggio di azione di 200 km ad un'altitudine operativa di 150 km ed una velocità massima di Mach 8.24. L’attuale difesa della Corea del Sud è affidata ad una integrazione stratificata fra i sistemi Aegis e Patriot. I sistemi THAAD chiuderebbero il cerchio difensivo a protezione dello strato esterno.
Nel 2013, la Corea del
Nord minacciò di trasformare Seul e Washington in un “mare di fuoco”. In quel frangente Pyongyang rilasciò anche un video di scarsissima qualità con scene post atomiche (si scopriranno essere immagini di svariati b-movie).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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