Spy cables, dietro allo scandalo la crisi tra Stati Uniti e Israele

Non si sa ancora chi abbia dato l'ordine di rendere pubblici i documenti top secret sul Mossad e il nucleare iraniano. Ma una cosa è certa: l'obiettivo era screditare Netanyahu

Spy cables, dietro allo scandalo la crisi tra Stati Uniti e Israele

"Spy Cables", ovvero la diffusione di materiale top secret riguardante (tra le altre cose) anche Mossad e Cia, rischia di intaccare pesantemente le elezioni israeliane del prossimo 17 marzo.

Non è un caso che questi documenti, che riguardano il Mossad ma non sono del Mossad, siano stati resi pubblici proprio mentre il clima elettorale si fa maggiormente rovente. Haaretz, per esempio, ha pubblicato un interessante articolo sui 145mila dollari che Bibi Netanyahu avrebbe donato nel 2002 a un uomo che, per ora, rimane ignoto. Colpi su colpi contro l'attuale presidente israeliano. Perché? Perché Al Jazeera, Guardian e Haaretz stanno attaccando con tanta veemenza il premier israeliano?

Netanyahu esce da una campagna elettorale "pop": dopo aver vestito i panni del baby sitter (anzi: Bibi sitter) della Nazione, si è poi calato nei panni del maestro d'asilo intento a mettere in riga gli studenti irrequieti Naftali Bennett e Avigdor Lieberman. Ma è l'ultimo video elettorale di Netanyahu che ci potrebbe aiutare a capire il motivo per cui i documenti sono stati "leakati": le parole scritte in ebraico si stagliano sulla bandiera americana e una voce in sottofondo dice: se Ben Gurion non si fosse scontrato con il Congresso americano, ora Israele non esisterebbe.

Ecco quindi un nuovo spunto per comprendere "Spy Cables". I rapporti tra Israele e Usa non sono mai stati così logori. Lo scorso gennaio, John Boehner, leader repubblicano, ha invitato Netanyahu a parlare al Congresso. L'argomento? L'arsenale nucleare dell'Iran. Il primo ministro israeliano ha accettato di buon grado di partecipare a questo evento, ma qualcosa è andato storto.

La conferenza di Netanyahu, prevista per l'11 febbraio, sarebbe stata spostata al 3 marzo prossimo. Obama non sapeva nulla di questo invito e, non appena è venuto a conoscenza della cosa, è andato su tutte le furie e si è rifiutato di incontrare Netanyahu. Motivi diplomatici, si dice. Non è bene che uno dei candidati alle prossime elezioni israeliane incontri il presidente americano. L'insofferenza di Obama nei confronti di Netanyahu è paragonabile a quella di Hollande, che non è ancora riuscito a digerire la presenza - imposta quasi con la forza, come racconta Haaretz - del primo ministro israeliano.

Ma torniamo ai rapporti tra Usa e Israele. Mentre Netanyahu, già nel 2012, si impegnava per spingere i falchi contro l'Iran, il Mossad avviava una politica più moderata, come hanno confermato i documenti "leakati": l'Iran "non sta svolgendo l'attività necessaria per la produzione di armi". In quell'occasione Haaretz parlò di sfida del Mossad a Netanyahu. Di certo fu uno scontro frontale.

C'è ora da capire a chi è giovata maggiormente la pubblicazione di questi documenti. Come scrive Panorama, "le rivelazioni di Spy Cables potrebbero essere utili al presidente americano" in quanto giustificherebbero l'intervento diplomatico (e non bellico) nei confronti dell'Iran.

In conclusione: questi documenti potrebbero esser stati resi pubblici da qualcuno che cerca di mantenere la pace in un già martoriato Medioriente. Sia esso la Terra Santa o l'Iran.

Oppure da qualcuno che sta cercando di far fuori Netanyahu in vista delle elezioni del prossimo marzo. O, infine, da Obama stesso, stanco dei giochetti del presidente israeliano.

Dubbi e domande che rimarranno tali fino a quando non usciranno nuovi documenti e nuovi testimoni.

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