E ora il New York Times demolisce Farrow e il #MeToo

Il quotidiano liberal smonta le inchieste del giovane Premio Pulitzer Ronan Farrow, Figlio di Mia e Woody Allen, autore dello scoop sugli abusi sessuali del produttore Harvey Weinstein

E ora il New York Times demolisce Farrow e il #MeToo

Smascherando gli abusi sessuali del produttore Harvey Weinstein, era diventato il "paladino" della sinistra politicamente corretta e liberal. Parliamo del 32enne premio Pulitzer Ronan Farrow, figlio biologico dell'attrice Mia Farrow e del regista Woody Allen, nonché fratello di Dylan Farrow, la figlia adottiva della coppia. Il reporter del New Yorker simbolo del #MeToo ora finisce sotto accusa per via di una certa leggerezza e superficialità con la quale ha condotto le sue celebri inchieste, e non da qualche giornale conservatore ma da quel New York Times che per tutta la sinistra liberal americana rappresenta una sorta di bibbia.

Sezionando alcune delle storie più accattivanti di Farrow per il New Yorker e contenute nel suo libro di successo sullo scandalo Weinstein, Catch and Kill, l'editorialista del New York Times Ben Smith ha svolto un fact-checking molto accurato di ben tre pagine, mettendo in discussione il lavoro del Premio Pulitzer sottolineando che Ronan Farrow è attratto da "narrazioni irrestibilmente cinematografiche", e talvolta cospiratorie, poco sostenute dai fatti. Nel mirino del Nyt c'è, in particolare, il presunto scoop sull'ex avvocato di Donald Trump, Michael Cohen. Ronan aveva pubblicato un articolo sul New Yorker parlando di alcune "transazioni sospette" e di presunti illeciti fiscali ma come rileva Ben Smith, "poco di quell' articolo di Farrow sta in piedi. Il dossier fiscale di Cohen non è mai scomparso".

L'attenzione dell'editorialista del New York Times si sposta poi sulla principale inchiesta del giovane reporter, quella che ha "acceso" il movimento #MeToo. Come scrive Federico Rampini su Repubblica, infatti, le inchieste di Farrow sul più grave scandalo sessuale degli ultimi anni fanno acqua da molte parti. Ben Smith evidenzia come Farrow ignori del tutto fatti e testimonianze che possano mettere in dubbio le sue accuse, presentando ai lettori una narrativa a senso unico, ricca di ombre e contraddizioni. Smith fa riferimento a Lucia Evans, una delle accusatrici di Weinstein, che doveva essere una testimone chiave del processo del magnate del film a New York: consulente di marketing, aveva raccontato di essere stata costretta da Weinstein a praticargli del sesso orale nel 2004, quando aspirava a diventare un’attrice. Peccato che poi l'accusa venne ritirata.

Non mancano poi vere e proprie bugie: Farrow si vantò, ricorda sempre Repubblica, che 50 giurati al processo Weinstein vennero esonerati dal tribunale perché colpevoli di aver letto il suo libro Catch and Kill. Naturalmente, la notizia era falsa. Insomma, qualcosa sembra non tornare nelle inchieste dell'enfant prodige del giornalismo newyorchese.

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