È trascorso poco più di un anno da quando il mondo si è trovato in preda a una psicosi totalizzante: la paura del virus Ebola. Da Liberia, Sierra Leone e Guinea arrivavano le immagini dei corpi esanimi e le riprese e le foto degli uomini in bianco che trasportavano cadaveri e sterilizzavano le abitazioni. Da quel momento: stato di allerta ovunque. Controlli negli aeroporti, termometri per misurare la temperatura ai passeggeri, mascherine, guanti e soprattutto terrore che la morte invisibile potesse diffondersi in ogni dove.
Poi i primi casi di guarigione, il numero di vittime sempre più basso, i casi d'infezione in continua diminuzione ed ecco che la paura si è allontanata e l'incubo è cessato. Ma sebbene Ebola non uccida più come avveniva nell'estate del 2014, non si può dire che sia stata sconfitta.
In Sierra Leone infatti , dove si riteneva che il virus ormai fosse stato debellato, dopo che a metà agosto l'ultimo paziente era stato dimesso dall'ospedale di Makeni, ecco che invece una donna, la scorsa settimana, a Sella Kafta, è deceduta a causa della malattia.
Ibrhim Sesay del Nerc (National Ebola Response Center), ha spiegato « Stiamo facendo un'inchiesta epidemiologica per determinare l'origine della contaminazione. Ebola si comporta come l'attore principale di un film dell'orrore: la crediamo vinta e si presenta di nuovo».
Cinquanta
persone sono state immediatamente isolate e messe in quarantena e sino adesso l'unica certezza è che Ebola continua a uccidere e che l'ultimo decesso si aggiunge agli 11.300 provocati dalla malattia dalla fine del 2013 ad oggi.
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