La nota università islamica dell'Egitto "Al-Azhar" ha emesso una storica fatwa (un decreto religioso islamico) che vieta il matrimonio precoce, sostenendo che i diciotto anni sono "l'età minima della maturità" che le ragazze islamiche devono raggiungere per poter contrarre matrimonio.
La decisione è arrivata al termine del primo summit africano sulla mutilazione genitale femminile e il matrimonio precoce che si è tenuto a Dakar tra il 16 e il 18 giugno. Più di 500 membri di Ong, associazioni di vittime, istituzioni internazionali e funzionari governativi di 25 paesi, in maggioranza africani, hanno partecipato al summit che si è tenuto nella capitale del Senegal. I partecipanti hanno risposto all'invito dei governi del Senegal e del Gambia e a quello dell'organizzazione Safe Hands For Girls, fondata sei anni fa da una ragazza gambiana, Jaha Dukureh, per attirare l'attenzione e per vietare sia le mutilazioni genitali femminili che i matrimoni precoci.
"Riteniamo che sia possibile eliminare le mutilazioni genitali femminili e il matrimonio dei bambini entro il 2030", ha affermato la Dukureh. "È molto importante che questa campagna sia condotta dai giovani e sostenuta dai leader religiosi". E proprio durante il discorso di chiusura, uno dei leader islamici dell'Università di Al-Azhar de Il Cairo (Egitto), considerata la maggiore istituzione educativa islamica internazionale, ha emesso la fatwa contro il matrimonio precoce, che stabilisce i diciotto anni come l'età della "maturità minima per ragazze e ragazzi".
Già nel 2006 la stessa Università dell'Egitto aveva emesso una fatwa contro le mutilazioni genitali femminili, affermando che questa usanza non aveva basi religiose ed era "un crimine contro la razza umana". "I predicatori devono alzare la voce per aumentare la consapevolezza di questi problemi", hanno detto dall'Associazione nazionale degli Imam e degli Ulema del Senegal.
Più di 200 milioni di bambine e adolescenti in tutto il mondo, specialmente in Africa, continuano a subire gli effetti di tale mutilazione, che comporta la rimozione parziale o totale degli organi genitali esterni femminili. Sebbene la tendenza sia in calo in diversi paesi, persistono ancora tali pratiche in stati come la Somalia, la Guinea, Gibuti e il Mali.
La mutilazione genitale, di solito eseguita prima dei sette anni, costituisce un pericolo e una minaccia per l'integrità fisica delle donne, arrivando a causare anche la morte di diverse bambine o adolescenti.
Entro il 2030, secondo un rapporto dell'Unicef del 2016, 50 milioni di ragazze saranno a rischio infibulazione. A proposito dei matrimoni precoci, attualmente il 39% delle ragazze africane si sposano prima del loro diciottesimo compleanno e, addirittura, il 13% prima del loro quindicesimo anno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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