I primi dati dopo la chiusura dei seggi in Grecia sembrano confermare quanto già previsto alla vigilia: il centro – destra, rappresentato dal partito Nuova Democrazia guidato da Kyriakos Mitsotakis, vince le elezioni legislative nel paese ellenico e potrebbe avere la maggioranza assoluta dei seggi.
Il parlamento di Atene è composto da 300 deputati, di cui 250 eletti con un sistema proporzionale che prevede uno sbarramento al 3%, mentre 50 seggi vengono automaticamente assegnati al primo partito. Un indiretto premio di maggioranza, che per Nuova Democrazia potrebbe rappresentare il superamento della fatidica soglia di 151 deputati, il minimo cioè per avere la maggioranza assoluta.
A conti fatti, Mitsotakis dovrebbe avere almeno il 38% dei consensi per ottenere la possibilità di governare senza cercare altre alleanze. I dati parlano di Nuova Democrazia vicina al 40% e dunque la maggioranza assoluta per il centro – destra è decisamente alla portata. È dal 2009 che la Grecia non viene governata da un esecutivo monocolore: in quel caso è il Pasok di Papandreu ad ottenere da solo più di 151 deputati in parlamento.
Adesso Mitsotakis, stando ai dati del ministero dell'interno greco, potrebbe contare in totale su 158 deputati forte del 39.5% di cui il suo partito è accreditato.
Sembra poter limitare i danni invece Alexis Tsipras, leader di Syriza e premier uscente: il suo partito ha il 31% dei consensi. Una cifre lontana dal 36% del 2015 ma al tempo stesso molto più avanti degli eredi del Pasok della lista Kinal. Questi ultimi hanno il 7.9%, che in parlamento valgono 22 deputati. Syriza invece può vantare un gruppo parlamenare molto più ampio con 86 seggi conquistati.
Da parte sua Mitsotakis si appresta a percorrere le orme del padre, premier dal 1990 al 1993 con lo stesso partito. In Grecia le consultazioni, a meno di risultati incerti, durano poco: l’incarico per la formazione del nuovo governo viene dato al leader della formazione con la maggioranza relativa. Ecco perché Mitsotakis è pronto già nelle prossime ore a giurare davanti al presidente della Repubblica, probabilmente poggiando la mano sulla Bibbia e ripescando una consuetudine interrotta solo dal predecessore Tsipras.
La Grecia, la cui economia stenta a ripartire dopo nove anni di piani di austerità imposti dalla troika per via della bolla sul debito scoppiata nel 2009, torna ad avere quindi un governo di centro – destra. Un ritorno al passato, visto che proprio la crisi economica fa naufragare nel 2015 sia Nuova Democrazia che gli ex rivali del Pasok.
Mitsotakis, che ha un’impostazione liberale, vuole applicare nuovi tagli alla spesa ma al tempo stesso parla di abbattimento delle tasse, circostanza questa che risulta forse il vero cavallo vincente per il leader di Nuova Democrazia.
Dopo gli ex Pasok, al quarto posto intanto si piazzano i comunisti del Kke che ottengono il 5.37% dei voti e 15 seggi in parlmento. Alle loro spalle, vi è la sorpresa rappresentata dall'ingresso del nuovo partito di destra "Soluzione Greca", considerati vicini alla Chiesa ortodossa e filo russi. Il loro 3.7% vale 10 deputati.
Dentro, ma per poco, anche la lista guidata dall'ex ministro delle finanze Yanis Varoufakis dovrebbe ottenere 9 seggi.Clamorosamente fuori invece l'estrema destra di Alba Dorata: il partito si ferma al 2.97% e dunque sotto la soglia di sbarramento anche se per una manciata di voti.
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