Fece scalpore l'evasione del narcotrafficante Joaquin Guzman. Il boss del cartello di Sinaloa riuscì a uscire dal carcere di Puenta Grande, in Messico, sfruttando un trucco da cinema: un lungo tunnel sotterraneo scavato sotto le fondamenta, fino ai bagni da dove "El Chapo", questo il soprannome del detenuto, sarebbe poi scappato.
Da luglio El Chapo si è dato alla macchia e nonostante diversi blitz delle forze dell'ordine ancora non è stato trovato e riconsegnato alla giustizia, ma sono finite in manette almeno sei persone che nella fuga rocambolesca avrebbero avuto un ruolo non indifferente.
Ad annunciare lo sviluppo nelle indagini è stato il procuratore generale messicano, Arely Gomez Gonzalez. Tra quanti sono finiti in manette, ha detto, c'è anche chi aiutò a costruire il tunnel sotto il carcere e a finanziare i lavori di scavo, ma pure un pilota e il cognato del narcotrafficante. L'artefice della trama ordita sarebbe invece stato un membro del team legale che difesa El Chapo.
Secondo la procura generale, che al momento non fa i nomi degli arrestati, Guzman dopo la fuga avrebbe raggiunto via terra la cittò di Queretaro e da qui preso un piccolo aeroplano fino alla regione montuosa di Sinaloa, dove ha il suo quartier generale.
Secondo le autorità messicane,
alcuni dipendenti del penitenziario avrebbero aiutato i sospettati a progettare il piano di fuga. Finora sono finite in manette 23 persone, tra impiegati e funzionari e su alcuni di loro pendono accuse perseguibili nel penale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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