Forze speciali Usa in azione per strappare Marawi all'Isis

Il governo di Manila ha chiesto assistenza a Washington per spezzare l'assedio dei jihadisti a Marawi, dove si combatte da tre settimane. Sono 13 i marines filippini uccisi nelle ultime ore dai miliziani affiliati all'Isis

Forze speciali Usa in azione per strappare Marawi all'Isis

A Marawi continuano a sventolare le bandiere nere dello Stato Islamico. L’esercito filippino, infatti, non riesce a respingere i jihadisti del Maute, gruppo islamista affiliato all’Isis, che dallo scorso 23 maggio restano asserragliati nella città dell’isola di Mindanao. Sono almeno 13 i marines dell’esercito di Manila ad essere stati uccisi nelle ultime ore. Così, il presidente filippino Rodrigo Duterte, dopo mesi di tensioni con gli Stati Uniti, è stato costretto a chiedere aiuto alle forze speciali americane per cacciare i jihadisti dalla città.

L’arrivo delle truppe speciali americane

A confermare la notizia dell’arrivo delle truppe speciali americane a Marawi è stato il portavoce dell’esercito Filippino, il tenente colonnello Jo-Ar Herrera, il quale ha chiarito, in una conferenza stampa, che le truppe di Washington non combatteranno. Il loro compito sarà, piuttosto, quello di fornire supporto tecnico ai marines filippini che combattono i jihadisti strada per strada da tre settimane. Secondo quanto riferisce l’emittente americana CNBC, inoltre, un velivolo P3 Orion per il pattugliamento appartenente alla marina degli Stati Uniti, è stato avvistato nelle scorse ore sui cieli di Marawi. La richiesta di assistenza all’esercito statunitense arriva dopo un periodo di attriti fra Manila e lo storico alleato americano. Dopo gli insulti ad Obama, seguiti dalla decisione dell’allora presidente degli Stati Uniti di cancellare il vertice bilaterale in programma in Laos, il presidente filippino, Rodrigo Duterte, infatti, aveva ordinato alle forze speciali di Washington di lasciare l’isola di Mindanao, dove dal 2015 era rimasto un piccolo gruppo di militari americani appartenenti al contingente di 1,200 uomini che Washington dispiegò nel 2002 per assistere Manila nella lotta contro i gruppi islamisti, come Abu Sayyaf. Il presidente filippino, che aveva respinto l'alleanza strategica con gli Stati Uniti in favore di un riavvicinamento con la Cina, è stato costretto, quindi, a fare marcia indietro, scoprendosi impotente dinanzi alla morsa del terrorismo islamico che da settimane tiene sotto scacco il Paese, con l'assedio di Marawi e l'attacco nel Resort World Manila a Pasay, rivendicato dallo Stato Islamico, in cui hanno perso la vita 36 persone.

Continuano i combattimenti casa per casa contro i jihadisti

Anche se i comandanti dell’esercito filippino assicurano che l’assedio della città è vicino alla fine, a Marawi continua ad infuriare la battaglia. Nelle mani dei militanti del Maute, che hanno giurato fedeltà all’Isis, ci sono ancora oltre cento civili, presi in ostaggio nei giorni scorsi e usati come scudi umani dai jihadisti. Tra loro ci sono anche dei bimbi e un sacerdote cattolico. Potrebbe trattarsi di padre Teresito Soganub, rapito dagli islamisti nella cattedrale di Nostra Signora Ausiliatrice a Marawi, assieme ad altri 15 cristiani. Il generale dell’esercito filippino, Rolly Bautista, aveva annunciato giovedì che i soldati stanno facendo il possibile per salvare il sacerdote e gli altri ostaggi. "Il recupero dei civili avviene parallelamente alla distruzione del gruppo terroristico locale", aveva precisato Bautista, che aveva previsto la fine dell’assedio entro lunedì. Oggi però il tentativo dei militari filippini di liberare i civili rapiti è stato respinto dai jihadisti, che al loro arrivo hanno attivato dispositivi esplosivi improvvisati uccidendo 13 marines dell’esercito di Manila. "C'è stata una cruenta battaglia casa per casa tra i marines e il gruppo terroristico locale", ha dichiarato il tenente colonnello Jo-Ar Herrera, precisando come ci siano stati anche un numero imprecisato di feriti.

Al momento sono almeno 200 militanti jihadisti, dei 500 miliziani appartenenti al Maute e ad altri gruppi islamisti che avevano occupato la città il 23 maggio in risposta al tentativo delle forze governative di arrestare il leader del gruppo islamista Abu Sayyaf, a restare asserragliati in tre distretti della città.

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