Niente tregua nella Striscia di Gaza, la guerra va avanti. Il no arriva dal leader di Hamas, Khaled Meshaal, nel corso di una conferenza stampa a Doha, in Qatar. Meshaal rifiuta il cessate il fuoco se prima non sarà revocato l'embargo imposto dallo Stato ebraico all'enclave palestinese. Difficilmente Israele accetterà. In precedenza, invece, il capo negoziatore dell'Anp e consigliere di Abu Mazen, Saeb Erekat, si era esposto annunciando l'entrata in vigore imminente di un cessate il fuoco. Ad infiammare le polemiche il Consiglio Onu per i Diritti umani di Ginevra, che a maggioranza ha votato (contrari Usa e astenuti tutti gli europei, Italia compresa) l'apertura di una commissione di inchiesta sugli eventuali crimini compiuti da Israele a Gaza. Risoluzione presentata dai palestinesi e che non tiene mimimamente conto di eventuali co-responsabiltà di Hamas. Come a dire, i buoni sono tutti da una parrte, i cattivi dall'altra. Il premier Benjamin Netanyahu ha liquidato il voto come "una parodia che dovrebbe essere condannata dalle persone rispettabili".
La giornata ha visto l'isolamento di fatto del territorio israeliano. Dopo il razzo che ieri è caduto in prossimità dell'aeroporto di Tel Aviv, per il secondo giorno di seguito le autorita Usa ed Ue per la sicurezza al volo hanno ordinato alle compagnie aeree di non volare o decollare dallo scalo Ben Gurion. Hamas ha esultato sostenendo che aver provocato "la chiusura dello spazio aereo israeliano è una grande vittoria". Sul fronte diplomatico il segretario di Stato americano John Kerry ed il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon continuano la spola tra le diverse parti. Kerry ha chiarito che "certamente sono stati fatti dei passi avanti ma c'è ancora del lavoro da fare". Sul terreno l'unica nota positiva è stata la breve tregia di due ore ottenuta dalla Croce Rossa che è intervenuta in tre zone della Striscia di Gaza per portare soccorsi.
Secondo fonti diplomatiche egiziane il segretario di Stato americano non è riuscito a convincere i palestinesi ad accettare l’iniziativa dell’Egitto per un cessate il fuoco a Gaza e "sta ricorrendo" alla Turchia e al Qatar affinché intervengano su Hamas. Peraltro, in un discorso televisivo tenuto oggi, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, pur esprimendo sostegno alla causa dei "fratelli palestinesi", ha indirettamente criticato la politica condotta da Hamas e non ha speso parole per attaccare Israele. Intanto la leadership palestinese ha deciso di sostenere le richieste proposte da Hamas per un cessate il fuoco a Gaza. È quanto emerso alla riunione congiunta tra Olp e Fatah di ieri sera, presieduta dal presidente palestinese Abu Mazen e confermato in un dichiarazione dal membro dell’Olp Abed Rabbo. Hamas chiede l’interruzione immediata, in tutte le sue forme, del blocco a Gaza e l’apertura del valico di Rafah con l’Egitto.
Il presidente israeliano Shimon Peres ha accusato il Qatar di finanziare il terrorismo di Hamas. Nell’incontro avuto questa mattina con Ban Ki-moom, Peres ha dichiarato che Doha non ha il diritto di spendere milioni di petrodollari per consentire ad Hamas di fabbricare razzi e scavare tunnel, invece di favorire lo sviluppo della Striscia di Gaza. In passato era l’Iran ad essere preso di mira dalle autorità israeliane per il sostegno alle azioni terroristiche di Hamas, ha ricordato oggi il Jerusalem Post. La Striscia di Gaza avrebbe potuto diventare un centro commerciale, ha sottolineato Peres, invece Hamas l’ha trasformata in un centro del terrore: "Bisognava dare speranza al popolo di Gaza, invece Hamas ha portato solo distruzione".
Il ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman, ha reso nota "la scoperta di razzi in alcune scuole dell’Unrwa (l’ente dell’Onu per i profughi palestinesi, ndr)". Il ministro ha attaccato lo staff dell’Unrwa che avrebbe "restituito a Hamas quei razzi destinati a uccidere israeliani, piuttosto che consegnarli a Israele". Lieberman critica anche il Consiglio per i diritti civili dell’Onu, a suo parere prevenuto nei confronti di Israele: "Non abbiamo visto alcuna condanna per la uccisione di 3.000 palestinesi nel campo profughi di Yarmukh (Damasco), non c’è stato alcun dibattito nelle istituzioni internazionali e nemmeno nella stessa Autorità palestinese".
Due soldati israeliani di 23 e 26 anni sono morti nella notte nella Striscia di Gaza, uccisi dai cecchini palestinesi. Sale così a 31 il bilancio delle vittime israeliane, di cui 29 militari e due civili, cui si aggiunge un lavoratore straniero uccise stamani da un colpo di mortaio caduto nel sud del Paese. Dalla Striscia i servizi di emergenza hanno riferito che almeno 21 palestinesi hanno perso la vita oggi, portando il numero dei morti palestinesi a 652, con 4.050 feriti.
Se ogni giorno la triste contabilità delle vittime viene aggiornata, desta un certo scalpore il numero di bambini che hanno perso la vita durante gli scontri. "Negli scorsi 16 giorni a Gaza sono stati uccisi 147 bambini - ha detto l'Alta commissaria delle Nazioni unite per i diritti umani, Navi Pillay - questo crea preoccupazione sul rispetto dei principi di distinzione, proporzionalità e precauzioni negli attacchi". E ha rivolto un avvertimento: "Non rispettare la legge internazionale umanitaria e sui diritti umani potrebbe costituire crimine di guerra e contro l’umanità. Israele ha degli obblighi in quanto potenza occupante", ha aggiunto la commissaria, osservando che "sia i palestinesi sia gli israeliani meritano una vita migliore rispetto a quella di insicurezza cronica ed escalation ripetuta delle ostilità".
Un altro dato su cui riflettere. I primi dieci giorni dell'offensiva israeliana "Margine protettivo" sono costati allo Stato ebraico 2 miliardi 538em;">di sicli, pari a 585 milioni di dollari. Lo fanno sapere funzionari del ministero delle Finanze e dell'esercito israeliano. Non ci sono ancora stime esatte, invece, sul costo delle migliaia di razzi lanciati da Hamas verso Israele.
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