Giorni della rabbia, 200 feriti. Un morto negli scontri a Gaza

Proteste contro la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme capitale. Tensioni e scontri nel "venerdì della rabbia"

Giorni della rabbia, 200 feriti. Un morto negli scontri a Gaza
00:00 00:00

C'è una vittima negli scontri che sono in corso nella Striscia di Gaza, dove i palestinesi sono tornati a protestare dopo la decisione degli Stati Uniti di rompere lo status quo che da anni vigeva sulla situazione delicata di Gerusalemme, definendola capitale di Israele, annunciando la volontà di spostare la propria ambasciata e scatenando così l'ira del mondo arabo e islamico, che condanna con forza la decisione di Donald Trump.

Un uomo di trent'anni è morto al confine con la Striscia, ucciso dai soldati israeliani, mentre cinquanta sarebbero i feriti qui e nei Territori occupati, che vanno ad aggiungersi al centinaio di persone ferite ieri, con migliaia di persone nelle strade nel Giorno della rabbia proclamato dai palestinesi.

Scontri si sono verificati proprio a Ramallah, a Hebron e a Betlemme, dove al lancio di sassi e bombe molotov le forze di sicurezza hanno risposto con gas lacrimogeni e proiettili di gomma. Ieri alcuni razzi erano stati lanciati dalla Striscia, per precipitare prima ancora di valicare il confine. Un'azione a cui gli israeliani avevano risposto colpendo due obiettivi nella Striscia.

La risposta del mondo islamico

Le proteste non si sono limitate ai territori palestinesi, ma hanno toccato anche quei Paesi a maggioranza islamica per cui Gerusalemme è una delle città sante e la questione palestinese un nervo scoperto. Migliaia di manifestanti sono scesi in strada per il secondo giorno anche nelle città tunisine, da Sidi Bouzid a Kairouan, ma anche nella città della Giordania, Amman in primis.

Migliaia di persone si sono radunate alla moschea grande del quartiere conservatore di Fatih, a Istanbul (foto), portando in strada le bandiere di Turchia e Palestina, dietro a manifesti contro "l'America assassina" e su cui si leggeva: "Se Gerusalemme non è libera, il mondo è prigioniero". Manifestanti anche nella capitale Ankara, alle moschee di Kocatepe e Hacibayram, dopo che nei giorni scorsi il presidente Erdogan si è espresso con forza contro la decisione americana.

E all'Onu anche cinque Paesi Ue hanno preso posizione contro la scelta di Trump. Gli ambasciatori Onu Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania e Svezia hanno letto una dichiarazione comune al Palazzo di Vetro dicendosi in "disaccordo" con la decisione della Casa Bianca.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica