Con le dimissioni di Tsipras arriva pure la spaccatura di Syriza. I dissidenti cercheranno di creare un ampio fronte progressista, democratico e antimemorandum che parteciperà alle prossime elezioni di settembre per imporre la cancellazione degli accordi coi creditori. Questa fazione, che punta al ritorno della dracma come moneta nazionale e ha criticato duramente i negoziati di Tsipras, rappresenta poco meno dei 30% dei membri di Syriza. Con 25 deputati, "Unità Popolare" sarebbe la terza forza della Camera greca. Il presidente del partito conservatore greco Nuova Democrazia, Vangelis Meimarakis, ha ricevuto oggi il mandato di formare un governo dal presidente della repubblica Prokopis Pavlópulos. Se Meimarakis non riuscisse a creare un esecutivo, come gli analisti prevedono, il mandato esplorativo passerà alla terza forza politica, ovvero alla neonata "Unità popolare", che scavalcherebbe Alba Dorata.
Vassilis Primikiris, uno dei dissidenti di Syriza, ha spiegato le ragioni della rottura: "A questo punto c’è poco di cui discutere. Non è più possibile un lavoro comune, le nostre strade si separano. Secondo noi nel partito c’è un enorme problema di democrazia. Il comitato centrale è stato lasciato fuori da ogni decisione. Anzi, di più: c’è un problema di correttezza politica. Non è possibile che l’organismo supremo del partito si riunisca tre volte in sette mesi. Ci presenteremo con nostre liste in tutte le regioni della Grecia. Oggi siamo la terza forza parlamentare, più di 40 deputati hanno votato contro il memorandum".
E Primikiris pensa già alle possibili alleanze: "Siamo aperti a tutte le forze di sinistra, tutte le forze patriottiche che vogliono lottare contro le politiche dei memorandum. Noi difendiamo le posizioni prese sul referendum da Syriza, votato dal 61% della popolazione greca. Stiamo assistendo a cose incredibili. Le decisioni non vengono più prese solo fuori dal partito, ma persino dal Parlament. L’ultima in ordine di tempo è la cessione di 14 aeroporti ai tedeschi: Tsipras poteva opporsi, non lo farà.
Una svendita per quattro soldi, che colpisce la nostra sovranità. I nostri creditori vogliono governi d’accordo con la politica della signora Merkel, null’altro".Tra i dissidenti, però, non c'è l'ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis.
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