Il gregge vip ha dimenticato le nigeriane rapite

Buonismi a tempo (e controproducenti). Finito il coro su twitter che imitava Michelle Obama: ora sono tutti in vacanza

Fotomontaggio con una delle ragazze rapite dagli estremisti del gruppo Boko Haram
Fotomontaggio con una delle ragazze rapite dagli estremisti del gruppo Boko Haram

«Che fine avete fatto?». Scusatele. Loro in questo momento non riescono proprio a mandarvi una foto su Instagram. Né ad indirizzarvi le eleganti 140 battute che tanto amate. Sapete com'è, in questo momento forse sono sepolte in una fossa comune. O impegnate a soddisfare le voglie del comandante che se le tiene segregate. O attendono, incatenate nel retro di un mercato del Camerun o del Niger, che qualcuno sborsi i dieci euro sufficienti a portarsele via al guinzaglio. Però statene certi, se potessero parlare, se avessero il fiato per farlo, squadrerebbero i vostri occhioni confusi ed un po' sconcertati e vi griderebbero «ma che cavolo di fine avete fatto»?

Non capite? Non ricordate? Ci siamo noi a rinfrescarvi la memoria. Parliamo a tutti voi. Al simpatico gregge di vip e celebrità che qualche mese fa vomitava in coro quel chicchissimo, fichissimo #bringback our girls.
Ci rivolgiamo al gentil gregge guidato a Washington da Michelle Obama e scortato qui da noi dalla scoppiettante corte di intellettual chic, attricette e democraticissime e «impegnate» signore eternamente pronte a mobilitarsi per una buona causa. Salvo poi immediatamente scordarla. Ci rivolgiamo insomma, tanto per far nomi, alle varie Sabrina Ferilli, Isabella Ferrari, Alessia Marcuzzi, Alessandra Moretti, e all'immancabile Laura Boldrini. Insomma a tutte le instancabili suffragette che sessanta giorni fa s'illudevano di salvare a suon di tweet le 270 studentesse nigeriane cadute nelle mani dei «talebani neri», spietati «nemici», come ricorda il nome Boko Haram, (l'educazione occidentale è peccato) della «civiltà occidentale».

Da quei giorni gloriosi di primavera quando v'inebriavate per il vostro epico impegno son passati due mesi. E solo la sorte, quella che talvolta permette all'ostaggio di trasformarsi in fuggitivo, ha concesso ad una cinquantina di studentesse di beffare i rapitori e darsela a gambe. Ne restano 220. O giù di lì. Una bella cifra. Sufficiente a riempire un pullman delle vacanze. O un aereo di linea. Peccato che voi ve ne siete già scordati. In compenso la vostra mobilitazione un risultato l'ha dato. Oltre a regalarvi la gratificante emozione di aggiungere il vostro nome a quello di Michelle Obama ha contribuito a far salire smisuratamente il prezzo di quei 223 ostaggi. E così sabato scorso quel simpaticone di Abu Bakar Shekau, il capo dei Boko Haram che forse speravate d'impietosire o ammaliare, vi ha risposto con un allegro video. Un video in cui sillabando quel poco d'inglese che conosce vi fa il verso e vi canticchia «bring back our army» ovvero «Ridatemi il mio esercito». Non capite? Beh è semplice. Per restituirvi quelle 223 ragazzine la «bestia» che v'illudevate di muovere a compassione non si accontenta più di un semplice riscatto o di una trattativa sommersa. Grazie al valore aggiunto dei vostri tweet pretende che il governo di Lagos gli consegni tutte le centinaia di suoi tagliagole catturati in questi anni. Solo così libererà (forse) le 220 ragazzine.

Una richiesta ovviamente impossibile da soddisfare che ha spinto il presidente Goodluck Jonathan a mettere un pietra tombale sulla faccenda. E nel frattempo, casomai non lo sapeste, han lasciato la Nigeria anche le frotte di forze speciali, droni e negoziatori che il signor Obama aveva mandato da quelle parti per assecondare i capricci sentimental-umanitari della mogliettina. Grazie al sensazionalismo esibizionista di Michelle Obama e al vostro pregevole contributo il caso di quelle prigioniere è diventata una missione impossibile.


Ma a voi che ve ne frega? Forse loro un giorno si chiederanno dove siate finiti. Ma a voi di dove siano finite loro non può importar di meno. Ora è tempo di vacanze. E a settembre bisognerà inseguire altre smaglianti, nobilissime e trendissime campagne. Tutto il resto non conta. Oh yeah.

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