ilGiornale.it al fianco del Libano

Una raccolta fondi per aiutare un popolo colpito da anni di guerre. E messo in ginocchio dall'esplosione del porto di Beirut

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Forse, le pagine più drammatiche della storia mediorientale sono state scritte in Libano. Una nazione martoriata, come l'ha definita il grande inviato dell'Independent Robert Fisk. Tutto è iniziato nel 1948, con quella che gli arabi chiamano nakba, ovvero l'esodo palestinese in seguito alla nascita dello Stato di Israele. Gli arabi si diressero a nord, verso il Libano appunto, ad est verso la Siria e a sud verso la Giordania. Ma fu il Paese dei cedri ad essere maggiormente destabilizzato da questo evento storico. Non solo per il grande numero di profughi che si riversò nei suoi confini, ma anche perché poi, Yasser Arafat, il leader dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina, si traferì in Libano insieme ai quadri del movimento, scatenando la preoccupazione di Israele e pure dei cristiani che temevano che questo movimento potesse in qualche modo alterare i fragili equilibri politici e religiosi del Paese. E fu così.

Nel 1975, infatti, la tensione aumentò. In seguito a un attentato contro Pierre Gemayel, leader delle Falangi, iniziò la guerra civile. Beirut, spaccata in due, viene martoriata da entrambe le parti. Dopo sette anni di massacri, Israele interviene, costringendfo l'Olp di Arafat a rifugiarsi in Tunisia. Il conflitto fratricida, però, andò avanti fino al 1990. Quindici anni lunghissimi, dai quali il paese uscì faticosamente. Venne poi la guerra del 2006 tra Israele ed Hezboollah, dove la parte meridionale del Paese divenne macerie.

Pochi anni di pace e di relativa calma. Negli ultimi tempi, infatti, quella che veniva chiamata la Svizzera del Medio Oriente è stata investita da una nuova ondata di migranti, questa volta siriani. Li accolse nello stesso modo in cui fece con i palestinesi: con generosità. La crisi economica e politica, accompagnata da corruzione crescente, hanno però piegato il Libano. L'esplosione del 4 agosto scorso ha fatto il resto, facendo crollare, insieme alla gran parte dei palazzi della capitale, anche il briciolo di speranza che era rimasto ai libanesi.

Ma a volte bisogna sperare contro ogni speranza. Per questo, ilGiornale.it ha deciso, insieme a PiccoleNote, di lanciare una raccolta fondi per aiutare il popolo libanese attraverso monsignor Charles Georges Mrad, vicario patriarcale dell’eparchia di Beirut dei siro cattolici:

LB17007500000001140A72559800

Causale: L'Italia per il Libano
Nome del titolare: Charles Georges Mrad
Nome della banca: Bank of Beirut
Indirizzo: Bob - Palais de Justice Branch
SWIFT: BABELBBE

Oppure, con la stessa causale, si può inviare a:

VA35001000000048616001
Nome del titolare: Chiesa S. Maria in Campo Marzio
Conto: 48616001
BIC: IOPRVAVX o IOPRVAVXXXX

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