Non si sono limitati a tagliare le teste e mostrare la scena nei video pubblicati sul web. I fanatici dell'autoproclamatosi Stato Islamico hanno torturato, talvolta con false esecuzioni, e affamato i loro prigionieri prima di decapitarli. È quanto scrive il New York Times in un lungo reportage in cui, sulla base delle testimonianze di cinque ostaggi liberati, ricostruisce l’orrore delle prigioni dell’Isis. Contro James Foley, il giornalista americano ucciso ad agosto, ci sarebbe stato un vero e proprio accanimento. Prima della morte avrebbe subito pestaggi, torture con il "waterboarding" (il finto annegamento usato in passato anche dalla Cia con i sospetti terroristi), e finte esecuzioni. Il Nyt sottolinea che Foley e gli altri tre ostaggi poi uccisi - il giornalista americano Steve Sotloff ed i due britannici David Haines e Alan Henning - erano torturati più degli altri perché i loro governi si rifiutavano, a differenza di quelli di altri ostaggi, di trattare per il pagamento del riscatto. Questo confermerebbe anche il fatto che in molti casi i riscatti sarebbero stati pagati.
Il Times rivela anche un altro particolare. Nella sua lunga prigionia Foley si sarebbe anche convertito all’islam, adottando il nome di Abu Hamza. Non è raro che gli ostaggi di gruppi estremisti islamici si convertano in modo fittizio nella speranza di poter migliorare la loro situazione. Ma, secondo quanto raccontato dalle fonti interpellate dal Times, la conversione di Foley potrebbe essere stata sincera, come quella di Peter Kassig, l’ex Army Ranger che l’Isis ha indicato come il prossimo ostaggio che verrà decapitato. Nelle mani dell'Isis dovrebbero esserci, oltre a Kassig, anche il britannico John Cantile (rapito nel novembre 2012 con Foley) e una donna americana di cui non è stata rivelata l’identità.
"Recitavo il Corano con lui. Altri l’avrebbero fatto per ottenere un trattamento migliore, ma lui ci credeva davvero", ha detto al Nyt Jejoen Bontinck, un combattente belga che nel 2013 passò tre settimane in cella con Foley, dopo esser finito nei guai con le gerarchie dello Stato islamico. Foley era cattolico: dopo la decapitazione Papa Francesco ha telefonato alla sua famiglia elogiandone la fede. Solo pochi ostaggi,
538em;">scrive il New York Times, sono rimasti fedeli alla religione di origine, tra questi l’americano della Florida Steven Sotloff, ebreo praticante decapitato dopo Foley, che in occasione della ricorrenza di Yom Kippur aveva detto di sentirsi male pur di poter osservare il digiuno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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