Spari a Mogadiscio ed esplosioni sul lago Ciad. Ecco che l'Africa di nuovo ha versato lacrime e steso sudari a causa della guerra santa perpetrata dai gruppi jihadisti che stanno destabilizzando il continente. All'est come all'ovest. Da una parte a colpire è stato l'esercito dei ribelli di Al Shabab e dall'altro i guerriglieri di Boko Haram. Cambiano i nomi e i volti dei carnefici come quelli delle vittime, ma ad accomunarli, ci sono da un lato l'esaltazione della morte benedetta con eretica santità e dall'altro l'innocenza di fronte all'assurdità di un orrore senza logica e pietà.
Mogadiscio, domenica mattina all'alba si è svegliata tra le deflagrazioni e gli spari. Al Km 4, in una delle aree centrali della capitale, i terroristi hanno attaccato il Sahafi Hotel. Due esplosioni con minibus imbottiti di esplosivo e poi l'incursione. Spari in ogni dove, i morti oltre 18. Uomini della sicurezza, un giornalista e un cameraman di Al Jazeera e l'ex capo di stato maggiore dell'esercito somalo.
Una storia già vista che sembra ricordare che anche se la situazione in Somalia appare migliore rispetto al passato, non significa che il terrore sia finito perché puo infiltrarsi ovunque e colpire quando vuole. E ugual messaggio è stato lanciato dai terroristi nigeriani. Sempre di domenica, a Bougoma, sul lago Ciad un attentatore si è fatto esplodere uccidendo 11 civili.
Lo spettro del Califfato è costante e la guerra contro le varie formazioni islamiste in Africa è un
alternarsi di vittorie e successi, e per ogni traguardo raggiunto si manifesta parallelamente una nuova falla all'interno della quale l'orrore riesce a penetrare e colpire alimentando così la sua edonistica bulimia di morte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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