L'accusa del Nyt: "Collaboratori di Trump in contatto con i servizi russi"

Secondo fonti del New York Times, alcuni membri dello staff di Trump sarebbero stati in contatto con l'intelligence russa durante la campagna per le presidenziali. Ma il Cremlino smentisce: “La notizia non è basata su alcun fatto reale”

L'accusa del Nyt: "Collaboratori di Trump in contatto con i servizi russi"

Il giorno dopo l’annuncio delle dimissioni del consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, Michael Flynn, reo confesso di aver mentito alla Casa Bianca su una conversazione con l’ambasciatore russo a Washington, Sergej Kislyak, un’altra tegola si abbatte sulla nuova amministrazione americana. L’accusa, stavolta, arriva dal New York Times. Il quotidiano statunitense afferma, infatti, che alcuni collaboratori di primo piano del presidente Trump avrebbero avuto "ripetuti contatti" con i servizi segreti russi durante la campagna elettorale per le presidenziali americane. A rivelarlo al quotidiano newyorchese, a condizione di rimanere anonimi, sono stati quattro funzionari, della passata e attuale amministrazione.

La National Security Agency, secondo i funzionari, avrebbe intercettato alcune telefonate tra membri dello staff di Trump e le spie russe, durante alcune intercettazioni di routine nei confronti dei servizi segreti stranieri. A quel punto l’Fbi, secondo i funzionari citati dal New York Times, avrebbe chiesto all’Nsa di raccogliere più informazioni possibili sugli operativi russi che comparivano nelle telefonate e di indagare anche sulle conversazioni precedenti a quelle intercettate. I contatti tra lo staff di Trump e Mosca, secondo le fonti del quotidiano, sarebbero state di altissimo livello. Da parte russa, non solo dirigenti dei servizi segreti russi, ma anche membri del governo vicini al presidente russo Vladimir Putin. Tra gli intercettati americani, invece, comparirebbe anche Paul Manafort, l’ex capo della campagna elettorale di Trump, costretto a dimettersi in corsa, la scorsa estate, proprio a causa dei suoi legami con l’ex presidente ucraino, Viktor Ianukhovich e per i suoi contatti con uomini d’affari russi vicini al Cremlino, come Oleg Deripaska.

È lo stesso Manafort, però, a sconfessare le talpe del New York Times, definendo “assurda” la vicenda delle intercettazioni. “Non ho mai parlato intenzionalmente con ufficiali dei servizi russi”, ha detto Manafort allo stesso quotidiano. I funzionari citati, inoltre, non hanno aggiunto dettagli sulla vicenda, relativi, ad esempio al contenuto delle conversazioni, all’identità dei funzionari russi o del numero dei collaboratori di Trump coinvolti. Inoltre, sottolinea il quotidiano, “non ci sono prove, al momento, di collusioni tra la campagna di Trump e i russi negli attacchi informatici sferrati contro la Democratic National Committee o per influenzare le elezioni" presidenziali.

Queste intercettazioni, sottolinea ancora il New York Times, vanno al di là di quelle che coinvolgono il consigliere per la sicurezza dimissionario Flynn, che, da parte sua, in un’intervista citata dalla Tass, si è difeso affermando di aver avuto solo un breve colloquio con l’ambasciatore Kislyak, sulla questione dei trentacinque diplomatici russi espulsi da Obama e non sulla rimozione delle sanzioni. Intanto, però, la vicenda, alla quale si aggiunge il nuovo dossier sui presunti contatti tra i collaboratori di Trump e i servizi russi, sta portando non poco scompiglio alla Casa Bianca. Il Washington Post, infatti, ha pubblicato nuove indiscrezioni, confermate poco fa dalla Casa Bianca, secondo le quali, il presidente Trump era a conoscenza "da settimane" del fatto che l’ex generale avesse mentito sulle conversazioni con l'ambasciatore russo, mentre il suo vice, Pence, sarebbe rimasto all’oscuro di tutto fino alla scorsa settimana.

E in mattinata, infine, è arrivata anche la replica del Cremlino.

La notizia diffusa dal New York Times, secondo quanto ha dichiarato il portavoce del presidente russo Putin, Dmitrj Peskov, “non è basata su alcun fatto reale”. Il portavoce del Cremlino, in conferenza stampa, ha, quindi, “invitato i giornalisti a non credere ad alcuna informazione anonima".

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