Da Atene
Quando scopre che sono italiano, Nikolaos Michàloliakos si illumina in volto ed esclama fiducioso: “Duce la luce! Leggevo l'Avanti”. Faccio notare che l'Avanti era il quotidiano socialista, ma lui sembra soddisfatto lo stesso.
Michàloliakos è il leader di Alba Dorata, terzo partito di Grecia: loro si definiscono nazionalisti, il resto del mondo li chiama neonazi. Il fondatore è stato in prigione per oltre un anno per un caso controverso legato all'omicidio di un rapper antifascista, ma poi è stato scarcerato per decorrenza dei termini. I suoi uomini, con disciplina militare, lo venerano come un eroe: inevitabile esserne incuriositi.
L'appuntamento è per le diciannove in un palazzo alla periferia di Atene, dove Michàloliakos terrà un comizio: le elezioni politiche del 20 settembre sono alle porte.
Il leader è accolto dai militanti come un duce: schierati su due file, gli attivisti in divisa nera lo omaggiano con trombette e fumogeni da stadio, mentre sfila tra due file di bandiere con lo stemma del partito.
Prima dell'intervista c'è il comizio, in una sala gremita e bollente: Michàloliakos potrà sembrare un uomo ordinario, ma quando parla dal palco s'accende e si trasforma. Possiede un'eloquenza travolgente e anche di fronte a poche centinaia di persone fa a gara con la platea per sovrastare gli applausi e i cori da curva.
Aggrappandosi allo scranno, urla contro Syriza e Nea Democratia, “due facce della stessa medaglia”, entrambe asservite all'Europa.
Al termine degli interminabili omaggi da parte dei militanti, riusciamo a sederci per l'intervista. Lontano dalla folla, Michàloliakos è un uomo molto disponibile, netto nello spiegare le sue posizioni, cortese e persino affabile.
Sulle sue tesi, però, non cede di un millimetro. E' lieto di parlare con un giornale italiano, spiega, perché con la Grecia è l'Italia a sopportare il peso maggiore dell'immigrazione. L'Unione Europea e l'Onu “se ne fregano”. Al contrario, vogliono affossare le economie europee.
Non che a lui interessi dell'Ue, sia chiaro. Ad Alba Dorata stanno a cuore, chiarisce, solo gli interessi della Grecia. E – qui va dritto al punto, le elezioni – i Greci lo hanno capito. Non ha dubbi: sarà quello dell'immigrazione il tema decisivo per le prossime consultazioni. L'affluenza, prevede, salirà e i voti di Alba Dorata aumenteranno. L'ambizione è quella di sfondare la soglia simbolica del 10% (gli ultimi sondaggi danno Nea Dimokratia e Syriza appaiate al 25%).
La ricetta proposta è quella classica dei nazionalismi: chiusura e presidio delle frontiere, autarchia, marcia verso “l'Europa delle patrie”. La parola d'ordine è far sì che i Greci cessino di essere “minoranza in casa propria”.
Ma di chi è la responsabilità di questa situazione, gli chiedo.
Chi c'è dietro questa – sono parole sue – invasione? “I fautori della globalizzazione mondiale - risponde sicuro - Chi ha il denaro, chi ha il potere, chi controlla il mondo e i mercati.”A partire dagli Stati Uniti, che “che hanno aiutato grandemente quelli che ora chiamiamo jihadisti. Tutte quelle guerre civili sono state avviate così.”
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