Hanno provocato un terremoto le frasi pronunciate dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, in un’intervista pubblicata venerdì scorso sul Washington Post.
Rispondendo alle domande dei cronisti del quotidiano americano, Salvini non aveva esitato a definire “legittima” l’annessione della Crimea da parte della Russia e "una finta rivoluzione” finanziata da potenze straniere quella del febbraio 2014 a Kiev. Posizioni, queste, diametralmente opposte a quella della comunità internazionale, che hanno fatto andare su tutte le furie la diplomazia ucraina. Al punto tale che il ministro degli Esteri di Kiev ha convocato l’ambasciatore italiano nel Paese, Davide La Cecilia, per ricevere chiarimenti in merito alle dichiarazioni del ministro degli Interni.
Nell’intervista finita nel mirino dell’esecutivo ucraino Salvini aveva anche sottolineato come la maggioranza della popolazione della Crimea avesse votato per riunirsi alla Russia. E sui dubbi sulla legittimità del voto a causa della presenza dei militari russi aveva affermato di non condividere questo punto di vista. "Condanniamo la posizione del politico italiano come non fondata sui fatti reali e in contraddizione con i principi e le norme del diritto internazionale", ha dichiarato in una nota il ministero degli Esteri ucraino, annunciando che il governo di Kiev avrebbe protestato formalmente con l’ambasciatore italiano nella giornata di lunedì.
Nelle regioni del sud-est del Paese prosegue il conflitto tra ribelli filorussi ed esercito ucraino, divampato nella primavera del 2014 dopo la rivolta di piazza Maidan.
La scorsa settimana, a pochi giorni dal faccia a faccia tra Putin e Trump, il Pentagono ha messo a disposizione altri 200 milioni di euro per rafforzare le capacità difensive dei militari di Kiev. Fondi che, secondo fonti di Washington, serviranno a fornire equipaggiamento e ad implementare “i programmi di addestramento in atto”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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