L'"arma di Putin" ora va bene: adesso l'Ue vuole lo Sputnik V

Bruxelles, per paura di trovarsi di fronte a una penuria di vaccini, potrebbe presto approvare lo Sputnik V

L'"arma di Putin" ora va bene: adesso l'Ue vuole lo Sputnik V

In un primo momento molti governi occidentali consideravano il vaccino russo un mezzo bluff; un tentativo, da parte di Mosca, di bruciare gli altri Paesi nella lotta al coronavirus. Oggi la situazione si è capovolta, tanto è vero che persino le istituzioni più scettiche stanno bussando alla porta di Vladimir Putin per mettere le mani sullo Sputnik V.

Lo sprint di Bruxelles

Tra i nuovi ammaliati troviamo anche l'Europa. Il 19 gennaio è prevista la prima fase del processo volto a ottenere l'autorizzazione per l'uso di emergenza del famigerato vaccino russo nei Paesi dell'Unione europea. A dichiararlo, al quotidiano Kommersant, è stato Kirill Dmitriev, amministratore delegato del Fondo russo per gli investimenti diretti (Rdif), ente che finanzia lo sviluppo del vaccino.

La domanda per l'autorizzazione all'uso di emergenza dello Sputnik V è stata presentata dall'Rdif il 22 dicembre. Il processo di registrazione del siero presso l'Agenzia europea per i medicinali (Ema), secondo quanto affermato da Dmitriev, è stato avviato alla fine di ottobre. Fino a questo momento, l'Ema ha registrato solo due vaccini: quello prodotto congiuntamente da Pfizer-BioNTech e l'altro realizzato da Moderna.

Per quale motivo Bruxelles ha cambiato idea sul vaccino russo? Semplice: l'Europa ha fame di vaccini, e l'eventualità di restare a secco di antidoti è un rischio che nessuno vuole correre. Anche perché Astrazeneca è in ritardo. Doveva consegnare 16,1 milioni di dosi all'Italia nel prossimo trimestre e 24,2 nel secondo.

L'autorizzazione dell'Ema dovrebbe tuttavia arrivare il 29 gennaio, con il conseguente slittamento delle consegne. Da qui la nuova mossa della Commissione europea, che ha pensato bene di mettere sul tavolo nuovi contratti di acquisto. Sputnik V - già distribuito in Russia e registrato in Serbia, Algeria, Argentina, Bolivia, Bielorussia e Palestina - potrebbe presto ottenere il via libera di Bruxelles.

Le mosse dell'Europa

"In alcuni Paesi occidentali c'era inizialmente un pregiudizio contro il nostro vaccino, causato dalla concorrenza sleale, ma anche in questi Paesi ora comprendono i vantaggi dello Sputnik V, fra cui i dati sull'efficienza che è superiore al 90 per cento, l'assenza di gravi reazioni allergiche e la facilità di stoccaggio", ha affermato l'ad Dmitriev. "Attualmente il vaccino viene già prodotto in Corea e India; la produzione in Brasile inizierà il 15 gennaio. La produzione in Cina è in programma. A parte la Federazione Russa, solo otto paesi produrranno il vaccino russo", ha aggiunto lo stesso Dmitriev.

Facciamo un passo indietro. Molti commentatori occidentali avevano subito bollato il vaccino russo come un'arma politica del Cremlino per espandere la propria influenza nel mondo. Vari ricercatori avevano invece sottolineato l'opacità delle sperimentazioni relative allo Sputnik. Nel frattempo Bruxelles aveva allestito un sistema di quote per consegnare ai Paesi membri i vaccini realizzati da Pfizer-BioNTech e Moderna (in attesa degli altri). Nessuna traccia o menzione del siero russo.

Anzi: lo Sputnik è stato criticato a più riprese, quando per la presunta mancanza di trasparenza, quando per il fatto che a produrlo era la Russia di Putin. Citiamo, ad esempio, la lettera aperta firmata da 38 esperti e apparsa sul sito di Enrico Bucci, biologo e professore alla Temple University di Filadelfia (Usa). In quel resoconto venivano elencati tutti i nodi che, a detta del professor Bucci, avrebbero offuscato il vaccino russo. Si va dall'incongruenza di dati a modelli di studio ripetitivi, passando per valori duplicati. Eppure, quello stesso vaccino messo in discussione da più parti, potrebbe presto arrivare nel cuore dell'Europa.

In tutto questo, nei mesi scorsi, alcuni Stati membri dell'Ue hanno deciso di seguire un iter sui generis. L'Ungheria ha contattato direttamente a Russia e Cina per acquistare i loro vaccini.

Secca la replica dell'Europa: "La Commissione europea consiglia fortemente di affidarsi solo ai farmaci autorizzati dall'Agenzia europea per i medicinali. Se gli Stati dovessero andare incontro a qualsiasi tipo di problema si dovranno assumere le proprie responsabilità". Adesso Bruxelles, per paura di trovarsi di fronte a una penuria di vaccini, ha cambiato idea.

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