L'Italia si sta preparando a lanciare una missione militare in Niger?

Secondo funzionari nigerini di stanza ad Agadez, il nostro governo starebbe valutando l'opportunità di lanciare una missione di controllo del territorio in Niger

L'Italia si sta preparando a lanciare una missione militare in Niger?

Che il Niger fosse uno degli snodi cruciali per i traffici più loschi del continente africano era cosa ben nota da tempo dentro e fuori i palazzi del potere romani. Di lì passa buona parte del traffico di uomini, di armi e di droga che connette il Mediterraneo con l'Africa subsahariana.

Da anni ormai la città di Agadez è diventata uno degli snodi continentali delle migrazioni verso l'Europa. Nonostante ultimamente i flussi più imponenti abbiano iniziato a percorrere anche altre strade, il Niger rimane comunque al centro dell'attenzione delle diplomazie mondiali.

Francesi, americani e anche tedeschi sono all'opera per controllare il territorio con operazioni militari più o meno strutturate. Ora, secondo un'indiscrezione di Pierfrancesco Curzi da Agadez per il Fatto Quotidiano, anche il nostro governo sarebbe intenzionato a schierare i militari per una missione internazionale.

"In Niger lo sanno tutti che l'Italia è pronta ad avviare delle operazioni - riferisce al Fatto un funzionario nigerino - Nella base americana di Agadez di ufficiali italiani se ne vedono spesso." L'obiettivo sarebbe quello di aumentare il peso diplomatico in uno scacchiere delicatissimo, dove peraltro gli attori internazionali sono sempre più impegnati. I francesi, presenti fino al 1960 come colonizzatori, hanno appena installato una base avanzata con droni e caccia, oltre a difendere gli impianti della multinazionale dell'energia Areva. Gli americani hanno basi in diversi centri del Paese e ora anche i tedeschi stanno pensando di scendere in campo con una struttura a Tahoua.

Secondo le indiscrezioni raccolte dalla stampa, la Difesa - che pure a maggio aveva smentito l'eventualità di una missione sul campo già ribattezzata Deserto Rosso - sarebbe pronta a impiegare "strutture snelle da spostare da un territorio

all'altro a seconda delle necessità." Gli italiani, peraltro, dovrebbero già essere impegnati nella missione ai confini meridionali della Libia nell'ambito di un intervento di controllo delle frontiere sotto l'egida della Ue e delle Nazioni Unite.

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