Il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha in questi giorni dichiarato di essere “in pericolo di vita”. Egli ha infatti sostenuto che gli Stati Uniti lo vorrebbero “assassinare”, per poi trasformare il Paese sudamericano in una loro “colonia”. Nei mesi scorsi, il leader chavista aveva invece accusato le autorità colombiane e i dissidenti venezuelani di pianificare la sua “eliminazione”.
Durante una conferenza stampa tenutasi recentemente al palazzo presidenziale di Caracas, Maduro ha attaccato duramente Washington, in quanto, ad avviso del successore di Hugo Chávez, l’amministrazione Trump avrebbe ormai messo a punto un piano per un “violento cambio di governo” nella Repubblica Bolivariana. Il capo di Stato latinoamericano ha affermato che l’inquilino della Casa Bianca avrebbe affidato a John Bolton, consigliere del tycoon per la sicurezza nazionale, l’incarico di sovrintendere all’attuazione di tale strategia anti-Maduro.
Secondo l’esponente chavista, il piano elaborato dall’entourage di Trump prevedrebbe un intervento in Venezuela delle forze speciali statunitensi, le quali, una volta “eliminato” il presidente socialista, dovrebbero, sempre sotto lo “stretto controllo” di Bolton, “occupare il Paese” e “dare vita a un governo di transizione”. Durante la conferenza stampa, Maduro non ha però fornito alcuna prova a sostegno della propria tesi. Ciononostante, egli ha assicurato che, in caso di “aggressione esterna”, al Venezuela verrebbe immediatamente fornito sostegno militare da numerosi “Paesi amici”. Il capo di Stato ha quindi condannato lo “strangolamento economico” deciso nei mesi scorsi dalle autorità americane ai danni della Repubblica Bolivariana.
L’esecutivo statunitense, per il momento, non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali sulla tesi complottista propugnata dal politico chavista.
Diversi esponenti dell’amministrazione Trump hanno però di recente fornito alla stampa commenti molto duri nei confronti della diplomazia sviluppata negli ultimi mesi da Caracas, incentrata su un progressivo avvicinamento a due Paesi da sempre molto critici verso Washington: Russia e Cina. Ad esempio, il segretario di Stato Usa Mike Pompeo ha in questi giorni etichettato l’“asse Caracas-Mosca-Pechino” come un “sodalizio tra governi corrotti”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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