La mattanza del Nepal: migliaia di animali pronti al macello

È considerato "il più grande sacrificio al mondo" il riturale che ha inizio oggi a Bariyarpur, un villaggio al confine tra Nepal e India dove in milioni assisteranno a un bagno di sangue che porta al macello migliaia di animali.

La mattanza del Nepal: migliaia di animali pronti al macello

In Nepal i coltelli sono ben affilati per dare inizio alla mattanza rituale che anche quest'anno porterà al sacrificio decine di migliaia di animali. È il Festival Gadhimai, un bagno di sangue della durata di 52 ore che si svolge nel villaggio di Bariyarpur, dove milioni di fedeli cinti da turbanti sgargianti alla testa, e con in pugno un kukri ben affilato - il famigerato coltello nepalese - si riuniscono per sacrificare migliaia di bufali, capre, pecore, roditori, piccioni e pollame in onore della dea induista Gadhimai.

È chiamata "Gadhimai Mela" e vi prendono parte ogni anno più di 2000 macellai e sciamani, al cospetto dell'adunanza di milioni di fedeli che assistono, dal 3 a al 5 dicembre, a un lungo e brutale bagno di sangue scandito da canti e preghiere. Mentre i macellai decapitano e scuoiano le bestie, i fedeli assistono e attendono il rituale: che consiste nell'offrire il sangue colante da cinque precisi punti nei quali vengono recise le bestie - costretta ad una lenta morte per dissanguamento e atroci dolori. Secondo i report, il sacrifico del 2009 portò alla morte ben 200mila animali, per questo divenne noto come "il più grande sacrificio al mondo". Da allora il tentativo di mettere fine a questo brutale rituale è stata primaria preoccupazione di numerose associazioni internazionali per la salvaguardia degli animali.

Dopo una macabra documentazione dell'accaduto presentata dell'associazione ambientalista Animal Equality, nel 2015 le autorità religiose e la Corte suprema del Nepal trasmisero un bando che proibiva l'attuazione di questo rituale secolare alle autorità locali, ma a nulla valse, poiché il festiva di Gadhimai non si è mai fermato a causa dell'attaccamento alla religione induista e ai suoi tribalismi. Secondo la leggenda, infatti, il sacrifico degli animali basterebbe a porre "fine al male e a portare prosperità". I primi sacrifici compiuti a Bariyarpur risalirebbero a più di due secoli fa, quando "la dea Gadhimai apparve in sogno a un prigioniero e gli chiese di costruire un tempio per lei". Un'altra versione cita la storia di un certo Bhagwan Chaudhary, proprietario terriero di Bariyarpur, che offrì il suo sangue alla dea affinché lei ponesse fine ai sui problemi.

Agli organizzatori dell’evento, era stato proposto in passato di eseguire il rituale secondo una “pratica alternativa” che rispettasse allo stesso tempo la tradizione religiosa e gli animali portati al sacrificio: donare il sangue da offrire alla dea senza uccidere il bestiame. L’azione sarebbe stata portata a termine in collaborazione con la Croce Rossa nepalese, ma i fedeli hanno rifiutato di accettare questa nuova “pratica” optando per il tradizionale e brutale sterminio delle bestie sacrificali.

Neanche i controlli effettuati dalle autorità indiane supportate da un gran numero di volontari - che hanno sequestrato decine di animali trasportati illegalmente da commercianti e pellegrini - sono bastate ad evitare che nel

paese al confine tra India e Nepal si ritrovassero i fedeli che nei prossimi 3 giorni infieriranno brutalmente sugli animali con le loro lame affilate, per pregare la dea Gadhimai di mettere fine ai loro "mali" in terra.

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